Legge di stabilità: 18 miliardi di tasse in meno. C’è l’anticipo del tfr in busta paga e la conferma del bonus da 80 euro
ROMA – Una manovra da 36 miliardi di euro, ben 6 miliardi in più rispetto ai 30 annunciati, con 15 miliardi di tagli per effetto della spending review e 18 miliardi di riduzione delle tasse: questa è la legge di stabilità che il governo, riunito a palazzo Chigi per il Consiglio dei ministri, ha varato stasera. Sarà inviata agli uffici di Bruxelles per il via libera definitivo. E dopo l’esame della Commissione scopriremo come andrà a finire il braccio di ferro tra le esigenze del governo italiano e quelle dei mastini dei conti europei. Una legge tutta orientata sulla ripresa anche dell’occupazione, attraverso un drastico intervento sull’Irap (da cui viene cancellata la componente lavoro) e da incentivi per chi vuole assumere, che non dovrà pagare per i primi tre anni i contributi.
Ma ecco le principali misure approvate al termine della lunga riunione.
TFR IN BUSTA PAGA. Per facilitare crescita e i consumi si prevede che i lavoratori dipendenti, su base volontaria, potranno farsi anticipare il Tfr mese per mese. Le banche anticiperanno alle imprese le risorse per pagare il Tfr in busta paga e avranno in cambio la stessa remunerazione che oggi viene garantita al Tfr in azienda (1,5% piu’ lo 0,75% del tasso d’inflazione). Il provvedimento indica un arco temporale che parte da metà 2015 e arriva fino al 2018 (data che coincide non casualmente con la scadenza delle Tltro, gli strumenti di finanziamento a lungo termine della Bce). Lo stanziamento dello Stato è di 100 milioni.
BONUS 80 EURO: Gli ’80 euro’ diventano stabili – e per questo si stanziano 9,5 miliardi – ma ‘cambiano pelle’, diventando una detrazione, non più un bonus aggiuntivo (quindi una minore entrata, non una maggiore uscita in linea con la Ue). Non cambia invece la platea dei destinatari, che restano 10 milioni di lavoratori dipendenti.
FAMIGLIE: Per sostenere le famiglie con figli arriva un sostegno pari a 500 milioni.
RICERCA E SVILUPPO: in arrivo risorse per 300 milioni per il credito d’imposta sugli investimenti in ricerca e sviluppo.
IRAP: In arrivo un nuovo, sostanzioso, intervento sull’Irap, da cui sarà eliminata la componente lavoro (per 5 miliardi), che si aggiunge al taglio del 10% già operato nel 2014.
CONTRATTI TEMPO INDETERMINATO: lo stanziamento è di 1,9 miliardi, destinati allo sgravio sui contributi, azzerati per tre anni per i neoassunti.
SGRAVI PARTITE IVA: 0,8 mld. “Anzichè spendere centinaia di euro di commercialista o decine di euro per altre spese ci sarà un regime forfettario: una riduzione di 800 milioni di euro per 900.000 partite Iva sotto i 15.000 euro”, ha detto il premier. La misura sarà destinata ai giovani sotto 35 anni al primo impiego.
SUSSIDIO UNIVERSALE: Per sostenere i nuovi ammortizzatori sociali previsti dal Jobs Act il governo stanzia 1,5 miliardi aggiuntivi.
GIUSTIZIA: Lo stanziamento di 250 milioni servirà a sgravare i Comuni dalle spese per la giustizia, trasferendole ai Comuni;
COMUNI: 1 MLD viene stanziato per allentare il patto di Stabilità interno.
SCUOLA: 0,5 MLD lo stanziamento. Renzi ha precisato che la misura di 500 milioni fa riferimento all’impatto sull’indebitamento netto, mentre l’impegno finanziario è di 1 miliardo per la stabilizzazione di 149mila persone.
COPERTURE: Sul fronte delle coperture ci sono 15 miliardi di spending review, in gran parte su ministeri e enti locali. Nel dettaglio, oltre ai tagli già disposti con il decreto che ha istituito il “bonus Irpef”, che valgono 2,5 miliardi, i nuovi risparmi aggiuntivi saranno così suddivisi: 6,1 miliardi dallo Stato, 4 miliardi dalle Regioni (rispetto alle previsioni del 2015, che prevedevano un aumento di 2 miliardi sulla Finanziaria del 2014, quindi con un taglio netto di 2 miliardi), 1,2 miliardi dai Comuni, 1 dalle Province. La lista si completa con 11 miliardi di deficit, con misure di lotta all’evasione per 3,8 miliardi (compresa le reverse charge sull’Iva) e con un aumento del prelievo fiscale sulle slot machines.
Da un primo esame, rispetto alle anticipazioni, mi sembra che manchino la tassa unica sulla casa, e questo è stato confermato in conferenza stampa dal ministro Padoan. Non sembra che ci sia, e non è stato neppure annunciato da Renzi, alcun riferimento allo stanziamento di 1 miliardo previsto per il recupero dei contratti delle Forze di Polizia e dei militari.
Questa la manovra complessiva, la più imponente da molti anni a questa parte. Una manovra che avrà un impatto anche per gli anni futuri fino al 2018. Il governo vuole rispettare questi impegni e ci auguriamo tutti che riesca nel proprio intento, che riesca a tagliare la spesa più improduttiva quest’anno e ancor più nei prossimi anni. Anche perché il Def, il Documento economico finanziario appena approvato dal Parlamento, è vero che sposta al 2017 il pareggio di bilancio, ma ha già al suo interno quello che potremmo chiamare una “poison pills”, una vera e propria pillola avvelenata. I tecnici la chiamano “clausola di salvaguardia”, e negli ultimi anni non c’è manovra che non ne preveda una, tanto era certa la solidità dei piani che venivano varati. In questo caso si prevedono aumenti automatici dell’Iva e delle altre imposte indirette per 12,4 miliardi di euro nel 2016, 17,8 nel 2017 e ben 21,4 nel 2018 nel caso non venissero rispettati gli obiettivi di medio termine. Il Governo, per scongiurare il pericolo immediato, ha stanziato 3 miliardi in questa legge, ma resta l’incognita per gli anni futuri. Per cui auguriamoci che i conti del governo tornino e che la nostra economia riparta davvero, altrimenti saranno dolori.
Nel frattempo, nella giornata della legge di stabilità, l’Istat ha comunicato che da tre anni l’Italia non cresce, la borsa di Milano è crollata del 4,4% e lo spread è salito a 166. Non è certo un buon viatico per l’azione del Governo nei prossimi mesi.