Legge di stabilità e Regioni: caro Rossi tagli gli sprechi; non spari sui pensionati; dica la verità sull’Arno
C’è chi le difende e chi le attacca. Chi ne sottolinea gli sforzi di risanamento e l’abbattimento delle spese e chi invece ne ricorda gli scandali. Lo scontro politico sulle Regioni prosegue, così come il dibattito sulla legge di stabilità. I governatori restano in trincea, nonostante l’apertura di Debora Serracchiani, vicesegretario del Pd e governatrice del Friuli che invita a valutare la manovra «nel suo complesso», ma ammonisce: «Siamo tutti chiamati con responsabilità ad azioni di governo, anche in Friuli Venezia Giulia abbiamo messo mano a molte sacche di improduttività, constatando che la razionalizzazione della spesa ha margini di miglioramento».
SPRECHI – Perché il nodo alla fine è sempre quello: tagliare. Non i servizi, non la sanità, ma gli sprechi. E le Regioni italiane ne abbondano, nonostante nell’ultimo biennio dopo i vari scandali che hanno interessato un po’ tutti i Consigli d’Italia, abbiano intrapreso un percorso di revisione di una spesa che complessivamente ammontava a 131 miliardi e che conteneva dentro di tutto, dagli studi per le trote ai consulenti per la neve, al salvataggio delle biblioteche in Mauritania e alle auto blu.
ROSSI – Chi resta sulle barricate è il governatore della Toscana Enrico Rossi, che non accetta tagli agli enti regionali, ma dirotta l’attenzione, vestendo i panni del provocatore, e chiede a Matteo Renzi ‘nuovi tagli sulle pensioni alte’, forse anche per far dimenticare gli scandali degli enti territoriali rossi e azzurri con ruberie, spese folli, vitalizi anche a chi continua a prendere l’assegno a cinquant’anni e dopo una sola seduta.
Rossi ha dichiarato che la bozza della Legge di Stabilità annunciata dal Governo Renzi – che prevede anche il Tfr in busta paga – è ‘interessante’, ma al suo interno dovrebbe prevedere anche interventi di riforma delle pensioni 2014, con nuovi tagli sulle pensioni alte e ticket sanitari per chi guadagna di più. Il Governatore toscano, non nuovo ad uscite di stampo stalinista, lo ha scritto con un intervento sull’Huffington Post, facendo finta di non avere letto quanto sul punto il premier Matteo Renzi va ripetendo dal febbraio scorso.
RENZI – Renzi aveva infatti dichiarato: «Il primo piano che Cottarelli presentò voleva tassare le pensioni sopra i 2mila euro e gli ho detto di no: non è che dai i soldi a quelli che prendono meno di 1.500 euro e li vai a prendere a chi prende 2mila. La pensione d’oro non è quella da 2-3mila euro al mese, poi è chiaro che se c’è la pensione da 90mila euro al mese, intervieni. Il governo Letta – ha aggiunto Renzi – è intervenuto sulle pensioni più alte, io credo che suscitare il panico nel mondo pensionistico per 100 milioni sarebbe un grave errore».
COSTITUZIONE – Il premier ha rispetto per i giudicati costituzionali, quel rispetto che non ha avuto Enrico Letta quando, contro l’orientamento del Quirinale, ha inserito nella legge 147/2013 di stabilità per il 2015 il prelievo del 6, 12 e 18% secondo gli scaglioni da 91mila euro annui in su a 6 mesi di distanza dalla sentenza 116/2013 della Consulta, che ha cancellato i prelievi del Governo Berlusconi/Tremonti del 2011. Rossi e i suoi colleghi governatori stentano a capire che la ‘festa’ e lo ‘scialo’ sono finiti e cercano di stornare l’attenzione dai loro sperperi e dal finanziamento delle loro conventicole (società, partecipate ecc.).
ELEZIONI – Ma non è la sola affermazione discutibile che Rossi, diventato improvvisamente loquace in vista delle elezioni regionali del 2015, ha esternato. Pensiamo anche a quanto ha affermato recentemente in occasione delle alluvioni che hanno colpito per l’ennesima volta la Maremma. Oltre a invocare poteri speciali per sè – tesi sulla quale posso essere d’accordo se però oltre ai poteri si assommano le relative responsabilità, anche penali – ha evidenziato giustamente che occorre realizzare al più presto le opere di difesa dell’Arno a monte di Firenze.
ARNO – Ha affermato peraltro che rialzando Levane e facendo la Cassa d’espansione di Figline si evita un’alluvione come quella del ’66. Tesi che non corrisponde a quanto ha dimostrato il nostro Direttore, Sandro Bennucci, il quale rileva invece che la realizzazione di queste due opere consente di contenere solo 15-20 milioni di metri cubi d’acqua: mentre per mettere in sicurezza Firenze e due terzi della Toscana bisogna fermare (come dicono gli studi) ben 200 milioni di metri cubi d’acqua, come dimostrano in maniera inequivocabile gli studi (tutti commissionati dallo Stato e costati molti milioni di vecchie lire) della commissione De Marchi-Supino, del Progetto pilota per l’Arno firmato dall’ingegner Carlo Lotti, il piano di bacino del professor Raffaello Nardi.
Ecco, credo che invece di esprimere parole in libertà per difendere l’indifendibile, i governatori, Rossi compreso, dovrebbero impegnarsi per realizzare una seria e penetrante spending review per i loro enti. Forse così i soldi necessari per le opere di messa in sicurezza del territorio uscirebbero, ma ne patirebbero le consorterie dei politici di professione che, alle spalle di questi enti, proliferano da più di 40 anni.
PGM
Deve essere “15-20 milioni di metri cubi d’acqua”