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Rischio alluvione: il sindaco Nardella rivede il piano d’emergenza. Dopo l’allarme lanciato da FirenzePost

Un'immagine dell'alluvione di Firenze del '66
Un’immagine dell’alluvione di Firenze del ’66

FIRENZE – Non siamo contenti, ma ora abbiamo la conferma che il nostro allarme era giustificato: Firenze non ha un piano d’emergenza efficace in caso d’alluvione. FirenzePost ha denunciato questa carenza attraverso la firma di Paolo Padoin, uno che conosce bene la materia: nel 1986, da stretto collaboratore dell’allora prefetto Giovanni Mannoni, scrisse il primo piano di protezione civile per mettere al sicuro i fiorentini dalle grandi piene dell’Arno. E, par farlo conoscere a tutti, lo fece pubblicare sulle pagine gialle. Allora è successo che il sindaco, Dario Nardella, ha annunciato la revisione del piano attuale, che nessuno conosce e che presenta due limiti: non dice come si avverte la cittadinanza in caso di pericolo e indica luoghi rifugio che si trovano in zone a rischio, addirittura sui lungarni.

Nardella ha detto che questo piano, da FirenzePost giudicato assai lacunoso, «sarà aggiornato con un anno di anticipo». L’annuncio è stato fatto al termine di una riunione con la Protezione civile, l’Autorità di Bacino del fiume Arno, la Regione Toscana, la Provincia, la Prefettura, il Consorzio di bonifica.

ENTRO GENNAIO 2015 – Cosa devono fare i fiorentini in caso di alluvione dell’Arno come dei suoi affluenti dal Mugnone al Terzolle? E in caso di nevicate eccezionali come quella del dicembre 2010 che paralizzò la città? E nell’eventalità di terremoti? Sono tutte domande a cui dovrebbe saper rispondere il nuovo Piano che il sindaco intende far approvare dal Consiglio comunale «entro la metà del prossimo mese di gennaio», anche sotto la spinta dei recenti drammatici fatti di Genova, Alessandria, Parma e della Maremma: territori dove alluvioni, nubifragi improvvisi e bombe d’acqua non prevedibili hanno devastato il territorio per decine di milioni di danni e provocato alcune vittime. Firenze Post, in un articolo dello scorso 13 ottobre, e con diversi altri interventi, aveva sollecitato la necessità per Firenze di possedere un piano d’emergenza per il rischio idrogeologico e per le alluvioni che fosse chiaro per i cittadini, facilmente accessibile e, soprattutto, efficace.

TOMBINI DA PULIRE – Oggi il primo cittadino ha fatto sapere che il nuovo documento della Protezione civile per Firenze sarà rafforzato, rispetto al passato, proprio sui fronti della comunicazione e del coinvolgimento dei cittadini: ci saranno, fra le altre iniziative, anche telefonate di allerta sul pericolo imminente, ad esempio di esondazioni, a casa di tutti i cittadini di volta in volta considerati a rischio. Saranno rese più chiare e facili da seguire le regole per i comportamenti da tenere in caso di emergenza ma anche nella vita quotidiana, per mantenere l’ambiente pulito. Ci saranno iniziative di informazione e conoscenza sui rischi idrogeologici che Firenze corre ogni anno fin dalle scuole. Il sindaco stesso ha sollecitato Publiacqua «alla pulizia di tombini e caditoie per evitare danni ancora maggiori in caso di alluvione o nubifragi». Nel nuovo Piano d’emergenza saranno inseriti il Piano di rischio sismico – che adesso non è presente all’interno del documento -, il Piano neve e ghiaccio e il Piano di rischio idraulico.

NO ALLO SCARICA BARILE – «La riunione è servita per fare il punto anche al fine di evitare la classica sindrome del giorno dopo con la quale scattano lo scarica barile e il panico delle responsabilità – ha dichiarato il sindaco incontrando i giornalisti -. Di fronte ormai a un cambiamento climatico sempre più imprevedibile con eventi atmosferici spesso improvvisi è bene attrezzarsi per prevenire invece che curare. Abbiamo visto tutti quello che è successo con gli ultimi eventi atmosferici». Il Piano di emergenza aggiornato avrà 3 direttrici: il sindaco dovrà svolgere un ruolo sempre più incisivo, che riguarda non solo il coordinamento ma anche, dal 2012, la gestione dei servizi di emergenza; l’implementazione, come detto, delle forme di comunicazione nei confronti dei cittadini; la collaborazione con Prefettura, Provincia e Regione per rafforzare al massimo la catena della comunicazione.

SMS E ALERT SYSTEM – «La legge prevede che tra gli Enti comunichino fra loro via fax le informazioni relative all’allerta perché il fax usa una tecnologia e una linea sicure, cioè meno esposte agli agenti atmosferici – ha spiegato il sindaco Nardella -. Noi inseriremo anche sms ed e-mail, e riteniamo che sia importante definire veloci e chiare modalità di comunicazione ai cittadini, come ad esempio gli sms ma anche un Alert system, che consiste nella registrazione di telefonate da far partire in caso di emergenza direttamente alle famiglie nelle aree a rischio».

LE COMPETENZE – Il Comune, ha chiarito il sindaco, non ha competenze idrauliche dirette sui fiumi ma è chiamato a predisporre il Piano di emergenza, spettano invece allo Stato e alla Regione le opere infrastrutturali sul bacino dell’Arno, mentre la Provincia ha competenze sugli affluenti minori: Terzolle, Ema e Mensola. Altro discorso per l’affluente maggiore, il Mugnone: il 70% delle opere di messa in sicurezza sono già state realizzate da Rete ferroviaria italiana (Rfi), nell’ambito degli interventi connessi alla realizzazione dell’Alta velocità. Il restante 30% dei lavori non è stato realizzato, ma ha già una copertura finanziaria.

L’ARNO – A proposito di quanto è stato realizzato per mettere in sicurezza l’Arno e di quello che deve essere fatto, per Nardella «finalmente qualcosa si è mosso: la Regione Toscana ha sbloccato i finanziamenti e il governo è riuscito a far partire gli interventi sulle Casse di espansione e si è impegnato, attraverso le autorità competenti, a finanziare gli investimenti, ma c’è ancora molto da fare». Il prossimo 5 novembre, nell’ambito delle manifestazioni per il 48° anniversario dell’alluvione del 4 novembre 1966, assieme all’Autorità di Bacino il Comune farà il punto su tipologia e costi delle opere idrogeologiche che ancor servono per mettere in sicurezza la città e il territorio. Vogliamo però ricordare un principio fondamentale: per mettere Firenze e due terzi della Toscana al sicuro dall’Arno occorre trattenere, a monte di Firenze, 200 milioni di metri cubi d’acqua. Le casse d’espansione di Figline e il rialzo della diga di Levane, insieme, arrivano a 15-20 milioni di metri cubi. Il 10% del necessario. E’ quindi fuorviante dire, come ha fatto in questi giorni il governatore, Enrico Rossi, che con il sovralzo di Levane e con le casse d’espansione di Figline, Firenze sarà al sicuro. E’ assolutamente necessario realizzarle quelle opere, sapendo però che si tratterà solo del primo passo verso una sicurezza ancora molto lontana, nonostante siano passati ben 48 anni dalla grande alluvione del 4 novembre 1966.


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Domenico Coviello

Giornalista

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