Legge di stabilità: Renzi chiude la porta in faccia ai sindacati. La Camusso replica: sciopero generale
ROMA – Matteo Renzi ha detto che le leggi si fanno in Parlamento e se i sindacati vogliono trattare si facciano eleggere. Ha annunciato dunque uno scontro globale, soprattutto con la Cgil di Susanna Camusso, che dopo la riunione con il Governo sulla legge di stabilità aveva parlato di incontro «surreale»: senza un confronto vero e risposte perché i ministri presenti non avevano «mandato a discutere di niente». Ma il sindacato, ha affermato nettamente il premier, «non fa trattative con il governo, che non chiede permesso», perché «le leggi non si scrivono con i sindacati ma in Parlamento».
GOVERNO – Compito del governo è «parlare e ascoltare» i sindacati, spiega Renzi, «ma forse è arrivato in Italia il momento che ciascuno torni a fare il suo mestiere». E le leggi «si fanno in Parlamento, non nei tavoli per le trattative» che le organizzazioni devono invece fare con le imprese. La stessa posizione era stata tenuta da Giuliano Poletti e Graziano Delrio, Pier Carlo Padoan e Marianna Madia, che avevano incontrato le parti sociali, incassando l’apprezzamento delle imprese che anzi hanno chiesto di andare avanti in modo ancora più incisivo. Il patron di Confindustria Squinzi: afferma «Le sigle difendono l’indifendibile».
STABILITÀ – Alle parti sociali è stato chiesto di avanzare proposte «puntuali e concrete», in grado di «rendere più efficaci le misure». Sulla base delle loro indicazioni il governo «valuterà se sono necessari ulteriori approfondimenti su singoli temi». Perché la legge di stabilità è migliorabile, ha spiegato Delrio, ma non si può aprire un dialogo con chi boccia tout court l’impianto della manovra e magari pensa di poterla «stravolgere due giorni dopo che è stata bollinata». Saldi e impianto, ribadisce, non si toccano, anche perché la manovra, aggiungono Poletti e Padoan, ha un «chiarissimo segno espansivo» ed è volta a creare «crescita e occupazione».
CGIL – La reazione più negativa è venuta, ovviamente, dalla leader della Cgil, secondo la quale il governo «forse avrebbe preferito una mail per perdere meno tempo». Tanto che ha definito l’ora e mezza trascorsa al tavolo come «surreale», osservando che «il governo non intende non dico condividere con le parti sociali ma neanche provare a misurarsi». Una posizione approvata in parte dalla Uil e, in modo più sfumato, dalla Cisl.
CAMUSSO – In ogni caso senza risposte il sindacato di Corso d’Italia è intenzionato ad andare avanti con la mobilitazione fino allo sciopero generale, perché la manovra, così com’è «non darà quell’inversione promessa» sulla ripresa dell’occupazione.Si conferma così che questo governo di sinistra va più d’accordo con gli industriali che con i sindacati. Non c’è che dire, l’incontro invece di avvicinare le posizioni ha gettato altra benzina sul fuoco. Ma questo è lo stile di Renzi nei confronti dei suoi nemici, e la Cgil è senza dubbio uno di questi.