Libretto di circolazione: tasse, timbri e … voglia d’andar via
Tasse, timbri e code agli sportelli. Ecco l’immagine del Bel Paese, l’Italia, che circola nel mondo e tiene lontani non solo i grandi investitori, ma anche coloro che vorrebbero comprare un quartierino per le vacanze all’Abetone o all’isola d’Elba. Meglio Minorca. O le isole Cayman: dove sono di casa anche alcuni partecipanti dell’ultima Leopolda renziana. Sì, perché la burocrazia che ha strangolato e strangola ogni attività, che ti accerchia anche se vuoi la licenza per la pesca, ora irrompe nella vita di tutti: imponendo di non prestare la macchina nemmeno al figlio o al coniuge se non hanno la residenza nella stessa casa. Ovvio che questa novità imposta dal ministero dei trasporti, e che scatterà dal 3 novembre, stia provocando l’indignazione generale. Basta leggere le decine di commenti dei nostri lettori. Che hanno fondamentalmente ragione anche quando si esprimono in maniera … colorita.
Dice il ministero: quando chi guida non è proprietario del veicolo, bisogna fare chiarezza. Anche per rintracciare prima le auto rubate e stabilire le responsabilità in caso d’incidente. Potremo rispondere: ovvio, se uno resta in casa ha meno probabilità di essere scippato. Ma non si capisce che per risolvere un problema, invece di adottare soluzioni agili, si sceglie la strada più complicata per tutti? Ma si rende conto il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, persona che quando parla sembra piena di buon senso, dei disagi e delle perdite di tempo che sta provocando?
Tasse, timbri e code agli sportelli. La Cgia di Mestre (artigiani) ha calcolato che fra burocrazia e balzelli, le aziende italiane sono costrette a spendere, ogni anno, qualcosa come 249 miliardi di euro. È questo che rende invivibile e quasi irrespirabile l’aria del Bel Paese. Dove i cittadini sono vessati da ingerenze indebite in qualsiasi cosa facciano. E proprio dove la pubblica amministrazione mostra inefficienza esistono più regole e gabelle. Tempo e risorse vengono impiegati in adempimenti non necessari, incidono sulla crescita e lo sviluppo, incidono sulle valutazioni e uccidono gli investimenti.
Tasse, timbri e code agli sportelli. Il presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha deciso che il problema dei problemi, in Italia, è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che dà la possibilità di rivolgersi al giudice nel caso di licenziamento illegittimo. Quindi bisogna smantellare l’articolo 18 perché così tutto va a posto. Conosco decine d’imprenditori che scuotono la testa. Il vero problema sono le tasse sul lavoro: che pesano in maniera insopportabile sulle aziende e sui dipendenti. L’articolo 18 è una panzana, un paravento per nascondere l’inefficienza e l’avidità dello Stato. Che ora invade anche il libretto di circolazione e t’impedisce di prestare l’auto a tuo fratello e a tua sorella se non vivono con te. Trovate come queste sono i veri articoli 18, o 36 o 72. Trovate come queste, caro Renzi e caro ministro Lupi, generano sfiducia totale. E spingono chi è giovane a fare due progetti: chiudere bottega e andar via.
loris
sara’ un regalo alle lobby assicurative…quanti “babbi” sono intestatari a causa dei costi altissimi delle assicurazioni?