Fiom: a Firenze e in tutta la Toscana manifestazioni di solidarietà ai metalmeccanici per gli scontri di Roma
FIRENZE – «Il governo dovrebbe scusarsi, fare luce sulle responsabilità: non si risponde ai bisogni sociali con l’ordine pubblico»: lo affermato Daniele Calosi, segretario generale della Fiom-Cgil di Firenze, presente al presidio dei sindacati confederali a Firenze, indetto in segno di solidarietà con gli operai dell’Ast di Terni dopo gli incidenti di ieri a Roma. Davanti alla prefettura si sono radunati più di trecento manifestanti. Calosi ha incontrato il Prefetto di Firenze assieme ai Segretari Generali di Fim e Uilm: «Ho detto che vanno appurate le responsabilità sui fatti di ieri, non accettiamo che sia costruito un clima per cui le persone che decidono di scendere in piazza abbiano paura solo perché difendono il proprio lavoro. Non ci si può accanire con la violenza verso le persone perbene di questo Paese».
BARDUCCI – «Era una protesta assolutamente pacifica, non si capisce la ragione di questo atteggiamento aggressivo, che va corretto», ha detto il presidente della Provincia di Firenze, Andrea Barducci, presente davanti alla prefettura insieme agli operai. Oggi in Toscana sono stati molti gli scioperi, comunicati e presidi in solidarietà ai lavoratori Ast. «Caricare lavoratori che erano a manifestare pacificamente per difendere il proprio posto di lavoro – ha affermato Massimo Braccini, segretario generale della Fiom Toscana – segna una lesione profonda dei fondamentali principi democratici. I lavoratori devono essere rispettati e ascoltati, non picchiati!».
ROSSI – Anche il Governatore Enrico Rossi ha fatto sentire la sua voce su Facebook: «I metalmeccanici di Terni e tutti gli operai delle aziende in crisi hanno diritto di manifestare e pretendere risposte chiare. La sofferenza dei lavoratori va ascoltata e non si deve porre in contrasto chi crea lavoro da chi lavora. Si è rotto un equilibrio di civiltà democratica e bisognerà far chiarezza il prima possibile. Landini è stato un vero leader sindacale, ha provato a contenere col corpo le violenze e ha cercato il dialogo con tutti i mezzi. Guai però a instaurare nessi tra l’episodio di ieri e le parole di Matteo Renzi pronunciate alla Leopolda. Questo finirebbe per alimentare altre tensioni. Il PD torni ora alle sue radici di forza democratica e popolare. Maggioranza e minoranza del partito la smettano di giocare alla scissione, il dialogo e l’unità sono le uniche nostre risorse per tutelare i lavoratori e la democrazia»