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Novità in libreria: «Le barzellette italiane», lo studio di Carlo Lapucci

Firenze, 3 novembre 2014 – Pierino e la maestra, i carabinieri, i dottori e i loro pazienti con malattie improbabili, e naturalmente l’immancabile gruppo multietnico («ci sono un tedesco, un inglese e un italiano…»): sono tra i protagonisti classici della barzelletta, che non è soltanto una storiella buffa per ridere al bar, ma una vera e propria forma di racconto appartenente alla tradizione orale, con i suoi generi e le sue funzioni. Lo spiega Carlo Lapucci nel libro «Le barzellette italiane. Farsa umana e filosofia sommersa nelle storielle popolari»(pp. 264, euro 20), in uscita a novembre per Sarnus. Nato a Vicchio Mugello nel 1940 e poi trasferitosi a Firenze dove vive da anni, l’autore è ormai un punto di riferimento nello studio del folklore (le sue «Fiabe toscane» uscite nel 1984 continuano a spopolare in libreria e nelle scuole). Impegnato nell’ambizioso progetto di ricognizione completa della narrativa popolare, è autore di testi come il “Dizionario dei proverbi italiani” (2007) e “Le leggende della terra toscana” (2011). Il suo nuovo libro è il primo compendio sistematico sulla barzelletta, oltre che la raccolta più consistente di materiale elaborato secondo i criteri della sua filologia specifica. Freddure, battute e storiellette sono suddivise per generi (ci sono quelle sui pazzi, sulla religione, sui politici, sulla vita coniugale e così via) e ogni capitolo è preceduto da una breve introduzione che ne permette la lettura culturale, sociale, storica, oltre naturalmente quella di puro divertimento. Il volume può infatti essere letto anche come un testo di spassoso intrattenimento, capace di strappare un sorriso nei momenti di noia. Ma le barzellette non vanno prese mai alla leggera, perché spesso il lato farsesco nasconde finalità precise, come quella di indebolire il potere o mettere in luce le contraddizioni di un popolo, di una classe sociale o di un regime. “Usata in modo equilibrato, leggero e benevolo”, spiega Lapucci, “la barzelletta costituisce un meccanismo di riequilibrio delle tensioni sociali. Ma usata con malignità e cattiveria può essere distruttiva!”.

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