Regioni: le spese anomale scoperte dalla Corte dei Conti. Toscana alle prese con terme e caseifici
ROMA – Per molto tempo le Regioni hanno avuto la facoltà di spendere quasi senza controllo, con le conseguenze per la finanza pubblica che tutti constatiamo. In tempi di vacche magre, e con l’Ue che tampina l’Italia in merito alla legge di stabilità, è stato chiesto ai governatori un sacrificio di 4 miliardi di euro per i loro bilanci. Apriti cielo, rivolta delle Regioni, ma Renzi tiene duro. A suo conforto potrà addurre anche l’ultima verifica della Corte dei Conti, che ha ormai il potere di controllare e certificare i conti dei governatori, grazie a una norma dell’ottobre 2012.
CONTROLLI – Prima le regioni erano praticamente svincolate da ogni vigilanza, sulla base della teoria che gli enti autonomi sono controllati dagli elettori, e quindi non debbono subire controlli dall’alto. Per fortuna da qualche mese le loro spese vengono controllate e dalle relazioni della Corte stanno emergendo centinaia di anomalie. I controlli peraltro sono difficili perché ogni Regione d`Italia scrive il bilancio in base a regole che si è scelta da sola.
ESEMPI – Qualche esempio. In Campania si annotano discrasie che impediscono alla Corte dei conti di «parificare» (cioè dichiarare credibile ) il bilancio della Campania. Poi ci sono le spese non coperte della Sardegna, i controlli inesistenti della Calabria, le leggi senza relazione tecnica della Sicilia, le spese non giustificate dei presidenti in Trentino-Alto Adige, i 1.600 dipendenti fuori bilancio del Friuli. Non c’è quasi Regione che ne esca indenne.
TOSCANA – Anche la Toscana non è esente, pur manifestando irregolarità minori rispetto ad altre regioni. Nel 2013 infatti, secondo la Corte, emerge uno scostamento al rialzo del 75% delle spese fra preventivo e consuntivo, da quota 10,4 miliardi fino a 18,4 miliardi. In merito di privatizzazioni poi la giunta, invece di provvedere, si è addirittura spinta a salire nelle quote di capitale della società Terme di Chianciano e in Fidi Toscana, una finanziaria in perdita che ha partecipazioni in tutto: dai caseifici della Maremma agli allevamenti ittici. E non è certo un buon viatico se si vuole sostenere di non sottostare a ulteriori sacrifici.