Renzi, Berlusconi, le riforme e la politica matteiana dei due forni
L’accordo con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale vacilla. Il faccia a faccia dell’altro ieri a Palazzo Chigi è andato male, il tavolo rischia di saltare. I movimenti in Transatlantico e le dichiarazioni al vetriolo sono lì a testimoniarlo. Renzi afferma che il patto del Nazareno scricchiola, il ministro per le Riforme e i Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi pone l’aut aut a Forza Italia: «Mi auguro che FI mantenga gli impegni, ma se dovesse manifestare incertezze certo noi non possiamo tirarci indietro di fronte alla necessità, e all’urgenza, che il Paese ha di una legge elettorale che funzioni e garantisca la governabilità». Il ministro chiarisce che «ancora non è stata fissata una data per l`incontro di maggioranza» sulla legge elettorale ma assicura che «sicuramente sarà la prossima settimana».
PIANO B – Renzi un piano B l’ha già preparato, pensando di allargare la maggioranza a M5S e Lega. Magari con una soglia al 40% per il premio di maggioranza alla lista e uno sbarramento unico al 4 o al 5%, ma con clausole di salvaguardia per Alfano. L’ipotesi è il ripescaggio della prima lista non eletta della coalizione. Il ragionamento è: se Berlusconi non ci sta, vorrà dire che ci starà qualcun altro. Con le opportune garanzie.
BERLUSCONI – Berlusconi e i suoi hanno fiutato l’inghippo, tanto che Brunetta ha reagito: «Tutto questo non è serio. Non accetteremo più atteggiamenti totalitari da parte di Renzi. Leali e responsabili sì, fessi no. Maria Elena Boschi è deliziosamente spudorata. Le richieste di modifica, proposte e imposte, al Patto del Nazareno sono arrivate solo da Renzi e dal suo Pd». In Transatlantico un ennesimo tentativo di mediazione fra Denis Verdini e Lorenzo Guerini, non ha avuto esito. «Siamo in una pausa di riflessione, ma non diamo tutto per perso», confida la senatrice e tesoriera FI Maria Rosaria Rossi.
CONSULTA – Ad aggravare la situazione è arrivato il voto per la Consulta. Stavolta, alla ventunesima votazione, la fumata è bianca solo per la candidata Pd Silvana Sciarra che ottiene 630 voti (quorum di 570) nel Parlamento riunito in seduta comune, compresi i voti grillini. Passa anche il candidato del M5S al Csm Alessio Zaccari, con i voti del Pd. Non passa e si ferma a soli 493 voti (con 62 schede bianche e 31 nulle) la candidata di FI alla Consulta Stefania Bariatti.
M5S – È presto per dire che si profili all’orizzonte una nuova maggioranza, anche se i grillini hanno affermato che lo stesso accordo per l’elezione del giudice della Consulta può essere replicato per la possibile elezione del Capo dello Stato. Il Movimento 5S ha affermato di non voler accreditare la politica dei due forni. Nicola Morra, in modo ironico, commenta: «Sacconi stai sereno, è solo la democrazia» e «tranquilli, il M5S non entrerà mai nel governo Renzi».
Ma la tentazione prima o poi si ripresenterà e non è detto che Renzi, ansioso di arrivare presto a risultati concreti sulle riforme che a lui premono (legge elettorale e Jobs Act), non si ricordi che la politica dei due forni in tempi passati fece la fortuna dei socialisti.