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Regione Toscana: Rossi ora rischia davvero di dover fare le primarie

Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi
Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi

Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, aveva vinto alla lotteria. Nel senso di aver ottenuto dal leader maximo del Pd, Matteo Renzi, intorno a Ferragosto, la ricandidatura senza dover passare dalle forche caudine delle primarie. Ma lui che cosa ha combinato? Ha volutamente strappato il biglietto vincente. In che modo? Soprattutto lasciandosi provocare, domenica scorsa da un compagno della sinistra come Pippo Civati. Il quale, nel convegno fiorentino con Vendola, il greco Tsipras, Bertinotti e altri per nulla convinti dalla politica di Renzi, gli ha chiesto se non trovasse sconveniente questa candidatura fortunata, appunto senza primarie. E lui, Rossi, invece di preoccuparsi solo di quella fetta di Toscana ridevastata dal dissesto idrogeologico, ha avuto la non buona idea di rispondere: «Sono prontissimo a fare le primarie». Patapunfete! Non l’avesse mai detto: Dario Pardini, renziano segretario regionale del partito, ha colto la palla al balzo. Accontentiamolo, ha pensato. Ben sapendo che molti seguaci di Matteo non avevano preso bene la precoce investitura di Rossi fatta dal Capo. Morale? Deciderà l’assemblea regionale del partito, che si riunirà intorno al 10 dicembre. Primarie sì o primarie no. Senza un nuovo intervento di Renzi, volto ai fermare i suoi e a impedire che spunti la candidatura di un renziano, Rossi sembra in pericolo. Senza contare che i toscani del Pd che guardano a Civati stanno facendo i conti: per presentare una candidatura servono almeno 150 firme dei 500 componenti l’assemblea regionale. Oppure 7.500 firme di semplici iscritti al partito.

Ma il problema è anche un altro. Nelle ultime settimane, e soprattutto negli ultimi giorni, Rossi ha fatto di tutto per non attirarsi simpatie, soprattutto da parte di amministratori, in particolare sindaci, che dovrebbero essergli più vicini. Contro i quali si è scagliato a testa bassa. Prendiamo l’esempio delle calamità che hanno colpito la costa tirrenica, l’alluvione del Carrione a Carrara e l’inquinamento da tallio a Pietrasanta.

PIETRASANTA – Il Sindaco, Domenico Lombardi, ha combinato a Rossi uno scherzo da prete. Invitato da Lombardi a un confronto, il presidente pensava che si trattasse di un incontro a due. Invece si è trovato davanti un centinaio di cittadini esasperati per l’emergenza del tallio nelle condutture dell’acqua. L’appuntamento si è trasformato in un faccia a faccia con la gente di Valdicastello, da un mese e mezzo costretta a fare a meno dell’acqua corrente. La situazione ha rischiato di diventare esplosiva, tanto che a un certo punto il presidente è sbottato in una frase, riportata puntualmente da un quotidiano: «Il sindaco è un matto».

CARRARA – Qualche giorno dopo, intervistato dall’Huffington Post in merito alla situazione di Carrara, Rossi ha affermato che: «Di fronte a questo scempio i cittadini hanno pieno diritto di pensare che le istituzioni siano nelle mani di complici, incompetenti o ladri. Per questo rivolgo personalmente le mie scuse e ritengo giuste le proteste che – senza cadere sul terreno della violenza fisica – hanno pieno diritto d’essere svolte.» A parte il fatto che la più alta istituzione anche del territorio carrarino, come in tutta la Toscana, è proprio lui, il Presidente ha voluto scaricare la responsabilità su altri, dimenticando che alcune colpe della dissennata gestione del territorio vanno attribuite alla Regione, oltre che allo Stato.

RAI – Le stesse affermazioni, Rossi le ha ripetute ad Agorà, la trasmissione di Rai 3, aggiungendo che «lo Stato è sconfitto» e che «dobbiamo metterci il doppio dell’impegno e metterci la faccia». Meritoria quest’ultima affermazione, ma quando si tratta di attribuire le colpe Rossi chiama in causa gli enti locali di Carrara, ma non la Regione.

Morale? Gli iscritti al Pd, amministratori e non, che male hanno digerito le furiose uscite di Rossi, potrebbero cogliere al balzo l’opportunità di fare le primarie. E quella certezza del governatore di ricandidarsi senza colpo ferire rischia di diventare il biglietto vincente strappato per sbadataggine. O per eccesso di sicurezza.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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