Concordia: «Schettino rischia vent’anni», dice il procuratore Verusio. Il comandante: «Non mi sono avvicinato al Giglio per Domnica»
GROSSETO – «Gli è stato tolto il reato di danno ambientale, ma questa è un’altra storia. Schettino rischia comunque una condanna di vent’anni». Così il Procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio, durante una pausa dell’udienza in cui l’ex comandante della Costa Concordia, unico imputato, è chiamato dai pm a testimoniare. Schettino è accusato di omicidio plurimo colposo, naufragio colposo, abbandono della nave e altri reati. Il comandante della Concordia è stato interrogato stamani, 2 dicembre, dal tribunale di Grosseto. Voleva dire la sua verità, a quasi tre anni di distanza dal tragico naufragio. È il penultimo atto del processo. Francesco Schettino è tornato in aula, al Teatro Moderno di Grosseto, ma ha chiesto di non farsi riprendere in video durante la sua deposizione. L’esame era stato chiesto dalla procura di Grosseto e le prime domande gli sono state fatte dal pm Alessandro Leopizzi. Schettino, in abito di grisaglia e occhiali scuri, era arrivato al teatro coi suoi avvocati intorno alle 9.40. Subito dopo è arrivato il collegio giudicante col presidente Giovanni Puliatti. Prima dell’udienza Schettino è andato al bar, salutando rapidamente i presenti senza fare commenti.
GIGLIO – «Il comandante è tranquillo», hanno detto prima dell’udienza i suoi avvocati difensori. Poi il fuoco di fila. A cominciare dalla domanda più stringente: perché ha avvicinato la nave al Giglio? Era per un favore alla ragazza, Domnica Cermotan, hostess e ballerina moldava che era con lui? Schettino, risoluto, ha risposto: «Non l’ho fatto per fare un favore alla Cemortan». Schettino ha confermato che al momento dell’impatto la moldava era in plancia di comando insieme al maitre Tievoli – a cui Schettino invece volle fare il favore della manovra sotto l’isola -, a Ciro Onorato e altri. In generale, secondo Schettino, nelle crociere può capitare che gruppi di passeggeri siano ospitati in plancia di comando per osservare la navigazione e le operazioni di governo dellanave. «Al massimo è ammessa una dozzina di passeggeri per volta» e «mai nelle navigazioni sotto costa», ha spiegato Schettino dicendo di ricordare che la direzione commerciale per queste esperienze faceva pagare 50-60 euro e che è usuale organizzare le visite in plancia nelle crociere in Norvegia dove i passeggeri non escono all’esterno. La Capitaneria di Porto, ha aggiunto Schettino, era stata raggiunta dalla segnalazione del cambiamento di rotta: «Deve avere il messaggio Ares per ricerca e salvataggio». Invece, «il comandante può tracciare rotta come meglio lui crede e non ha nessun obbligo di informare l’armatore. Almeno all’epoca, mo’ saranno cambiate le regole». Un esempio di navigazione turistica, per Schettino erano i «passaggi nei golfi», in quel caso, «informavo l’armatore». Nel caso del Giglio, «non essendo una navigazione turistica turistica pianificata, ma solo un’accostata non era prevista da regole interne di Costa, quindi non avvisai nessuno. Se avessi fatto navigazione turistica davvero, avremmo seguito le procedure».
DISTRATTO? – E ancora: Schettino non era distratto nell’imminenza dell’impatto della Costa Concordia con gli scogli del Giglio, ma fu tratto in inganno dal «mutismo generale» in plancia di comando, e tuttavia, dice, «non avevo con me mica una scolaresca». L’imputato ha detto di non essersi distratto né per la telefonata che fece al comandante in pensione Mario Palombo «che durò appena 30 secondi» per sapere quanta profondità ci fosse sotto la costa dell’isola, né quando, in plancia, ricordò al comandante in seconda, Ciro Ambrosio, di mettere il timone manuale mentre la nave procedeva a 15 nodi e mezzo verso l’isola. «Gli dicevo timone a mano e lui capisce… Era un reminding», ha detto Schettino rispetto all’ordine di passare alla navigazione manuale. Se poi dire a Ambrosio «timone a mano» poteva generare distrazione nell’ufficiale di guardia, Schettino ha detto che «se con il mio comportamento ho generato un dubbio a una persona adulta, lui doveva essere in grado di manifestarlo». Schettino, rispetto al passaggio di consegne in plancia dopo che lui era arrivato dalla cena dopo la partenza da Civitavecchia, ha aggiunto: «Non si creda che io non abbia tormento per questa stupidata. Bastava parlare e dire…Io ho cercato di giustificare anche gli altri…».
ROTTA – Al momento della frase «the master take the com», quando Schettino comunicò formalmente che stava prendendo il comando, l’imputato ha detto che in quella come in altre circostanze, se chi tiene la rotta, cioè Ambrosio, «ha dei dubbi deve manifestarli», invece «credevo di essere molto più distante dalla costa e poi Ambrosio era in progressione numerica», cioè stava eseguendo la manovra. In realtà, ha detto Schettino, «la nave era fuori rotta per motivi di tempo, di quattro minuti. Se non avessi visto quella benedetta schiuma, chi parlava in plancia? Il mutismo generale mi ha tratto in inganno… Se qualcuno avesse avuto accuratezza non avrei detto ‘Andiamo sugli scogli’ ma qualcuno» degli ufficiali «mi avrebbe dovuto dire ‘Comandante, siamo sugli scogli!’ e invece stettero zitti».
TIMONIERE – Dopo i due errori consecutivi del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin nell’accostata al Giglio, Francesco Schettino non pensò di sostituirlo «perché – ha spiegato l’imputato – non immaginavo che fossimo in quel punto così vicini all’isola del Giglio, altrimenti l’avrei sostituito. Mi era capitata una cosa simile a Malta».
VIDEO – Ma la procura di Grosseto ha allegato alle nuove prove messe a disposizione del processo, e depositate nei giorni scorsi, un video dei vigili del fuoco in cui si vede Francesco Schettino, in giacca e cravatta, presso un punto di imbarco su una scialuppa della Costa Concordia. Schettino è visibile sul ponte esterno della nave insieme ad alcune persone, marinai e passeggeri. Secondo la procura di Grosseto, il video va ad avvalorare l’accusa di abbandono della nave da parte di Schettino, che andò a terra prima che fossero scesi tutti i passeggeri. Nelle immagini, girate dall’isola, si nota, grazie allo zoom, Schettino accanto alla balaustra di un ponte esterno sul lato di dritta mentre personale dell’equipaggio si occupa delle operazioni di evacuazione di alcuni passeggeri verso i punti di imbarco a scialuppe e zattere. La nave ormai è ferma davanti allo scoglio della Gabbianara, presso il porto del Giglio, ma non sembra ancora al punto massimo di inclinazione: più tardi si sarebbe rovesciata di lato. Sempre in queste immagini, Schettino è in abito scuro: probabilmente lo stesso con cui aveva cenato e con cui aveva diretto la manovra di accostata al Giglio finita con l’urto contro gli scogli.