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Fisco, la Corte dei Conti attacca il Governo: l’80% delle tasse è preso a dipendenti e pensionati

tasse
Le tasse gravano soprattutto su lavoratori dipendenti e pensionati

Da tempo Firenzepost si batte per un sistema più equo della tassazione e per la difesa dei salari e delle pensioni, quest’ultime sono considerate, insieme alle sigarette e alla benzina, il bancomat preferito del Governo quando si tratta di far cassa. Finalmente anche i magistrati contabili si sono fatti carico di denunciare autorevolmente un sistema ingiusto e non più tollerabile. Ecco come.

CORTE DEI CONTI – L’organismo di controllo contabile, la Corte dei Conti, afferma che il sistema fiscale italiano ha prodotto «un’ingiustificata grave sperequazione tra il livello di contribuzione del lavoro dipendente e di pensione e quello derivante dallo svolgimento di attività economiche indipendenti». È quanto si legge nella relazione sulla tax compliance della Corte dei Conti. Il sistema italiano, spiega la Corte, si basa essenzialmente sull’adempimento spontaneo da parte dei contribuenti o dei sostituti d’imposta. In concreto, tuttavia il suo funzionamento si è sensibilmente discostato dal modello teorico producendo tale sperequazione.

IRPEF – «La rilevanza dello scostamento – dice la magistratura contabile – è particolarmente evidente con riguardo all’Irpef, per la quale le ritenute effettuate dai sostituti d’imposta sui redditi di lavoro dipendente e di pensione costituiscono nel 2013 oltre il 79% del gettito totale derivante da adempimento spontaneo e l’Irpef dichiarata per il 2011 deriva per l’81,4% da contribuenti il cui reddito prevalente è di lavoro dipendente o di pensione».

Ma oltre alla sperequazione i giudici contabili stigmatizzano anche la ridotta efficacia della lotta all’evasione fiscale, che va sempre più potenziata e perfezionata.

EVASIONE – C’è l’esigenza di una diversa strategia di contrasto all’evasione, basata in primo luogo sull’impiego della tecnologia. Nella citata relazione sugli effetti prodotti dall’azione di controllo fiscale in termini di maggiore tax compliance la Corte aggiunge: «L’auspicata evoluzione del sistema implica un diverso ruolo dell’amministrazione fiscale, non più solo orientata ad un’azione repressiva e reattiva, ma anche fortemente impegnata a indurre comportamenti coerenti nella fase dell’adempimento». In Italia sono evasi oltre 120 mld l’anno, stima la Corte, e sottolinea come particolare rilievo assuma l’evasione tra le attività indipendenti, che si traduce in evasione all’Iva, all’Irap e all’Irpef/Ires. E conclude: quello del contrasto all’evasione «è uno scenario invero desolante, nel quale la correttezza fiscale sembra affidata più alla lealtà del singolo contribuente che ad un organico sistema di regole, alla violazione delle quali si riconnettano adeguate e certe conseguenze sfavorevoli».

SINDACATI – tali affermazioni hanno generato anche la reazione positiva dei sindacati confederali. Susanna Camusso, leader Cgil: «La progressività del nostro sistema fiscale è al contrario. Le imposte sono pagate soprattutto da lavoratori dipendenti e pensionati mentre gli autonomi grazie all’evasione usufruiscono spesso di un doppio vantaggio, meno tasse e accesso ai servizi sociali collegati al reddito». Le fa eco l’altra signora segretario del sindacato Cisl, Annamaria Furlan, la quale, nel corso della manifestazione alla Leopolda di Firenze, ha commentato: «La Corte dei Conti ha confermato oggi quello che la Cisl sostiene da tempo: il sistema fiscale italiano va profondamente cambiato perché non rispetta più i principi costituzionali dell’equità e della progressività».

FURBI – Non c’era certo bisogno della Corte dei Conti per scoprire quello che è evidente da lungo tempo. Le tasse le pagano sempre e soltanto i soliti noti, quelli a reddito fisso, e i furbi invece riescono sempre a farla franca. Il Governo Renzi oltre che reclamizzare Jobs Act, riforme del senato, e riforme elettorali – che interessano ai politici ma delle quali alla gente importa il giusto, anzi quasi niente – dovrebbe riservare maggiore attenzione alle questioni (fisco, casa, eliminazione dei costi esorbitanti e scandalosi della politica) per le quali mi sembra che il premier non nutra alcuna premura. La classe politica dovrebbe cominciare a temere, dopo i primi sintomi che si sono avuti recentemente, l’aggravarsi della disaffezione da parte della popolazione e l’aumento delle situazioni di disagio che cominciano a avvampare le banlieues delle nostre grandi città. Contro questi fenomeni le chiacchiere e le promesse a vuoto del premier serviranno davvero a poco, ci sarà bisogno invece di plotoni di poliziotti per garantire l’ordine e la sicurezza.

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