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Mukki Latte: il comune di Pistoia pronto a vendere le quote a Granarolo. Nel Mugello esplode la protesta degli allevatori

Entrata Mukki Latte, a Firenze
L’ingresso della Mukki Latte, a Firenze

FIRENZE – Momenti di apprensione e di viva preoccupazione per il destino della Mukki Latte, a Firenze, fra i 170 dipendenti, ma anche nel Mugello,fra gli allevatori che garantiscono la produzione. Motivo? Un colosso del settore, Granarolo spa, ha manifestato interesse per l’acquisto delle quote (18,416%) della Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno di proprietà del Comune di Pistoia. Perché si teme che anche Firenze, come ha lasciato intendere il sindaco, Dario Nardella, possa seguire l’esempio pistoiese, proprio nel momento in cui anche Fidi Toscana, su indicazione della Regione, cede la sua partecipazione. Nel mirino di dipendenti e allevatori sono dunque finiti i sindaci di Firenze e Pistoia, il governatore, Enrico Rossi, e lo stesso presidente del consiglio e segretario del Pd, Matteo Renzi,visto che tutti gli attori protagonisti della vicenda sono eletti nelle liste Dem. Ma c’è di più: i bilanci della Mukki Latte sono in attivo. Allora perché vendere?

La miccia della protesta l’ha accesa una nota dell’amministrazione comunale pistoiese che, dopo la scadenza della manifestazione di interesse, stamani 2 dicembre, ha proceduto all’apertura dell’unica busta arrivata con il nome del gruppo bolognese che si è candidato ad acquistare la quota posseduta dal Comune di Pistoia, corrispondente, appunto, al 18,416% del capitale sociale della società. L’amministrazione comunale pistoiese – si legge nella nota – prima di procedere con la gara a evidenza pubblica, ha voluto capire se vi fossero soggetti interessati a rilevare la partecipazione azionaria del Comune. Adesso il passaggio successivo riguarderà la pubblicazione di un bando di gara aperto a tutti gli interessati, e quindi anche a Granarolo, che dovranno presentare un’offerta economica. L’importo a base d’asta sarà definito da un advisor, figura professionale esterna individuata dal Comune tramite procedura a evidenza pubblica.

Nel Mugello la preoccupazione è altissima, come ha detto Giacomo Matteucci, rappresentante di Confagricoltura, all’agenzia Dire. “Siamo spaventati _ ha affermato Matteucci – perchè se l’interesse riguarda lo scaffale della grande distribuzione, si rischia l’annientamento della nostra filiera. Per noi la sopravvivenza”. Il rappresentante degli agricoltori sostiene che Granarolo “non è mai stata interessata ad un marchio territoriale: ha numeri da player di massa e non credo che farà concorrenza nel mercato con il latte del Mugello. Noi andremmo fuori mercato”. Per Matteucci la filiera corta vuol dire qualità altissima del latte. Anche Granarolo produce latte italiano, ma “qui stiamo parlando di un prodotto che ha nell’etichetta la zona di mungitura, uno dei pochissimi latti che possono essere dati ai bambini sotto l’anno di vita”. Nel mirino degli allevatori mugellani ci sono Rossi e Nardella, attoriprotagonisti di questa vicenda perché, quando Pistoia formulerà il bando di dismissione, saranno chiamati a decidere del futuro della Centrale. Ancora Matteucci: “A Rossi e Nardella vorrei dire che l’esempio della Mukki sarebbe auspicabile ripeterlo nei settori gestiti da loro. A Rossi in particolare, che ha annunciato l’imminente uscita di Fiditoscana dalla società, vorrei ricordare che se nei bilanci pubblici qualche buco c’è stato, non l’ha fatto di certo Mukki; magari lo troviamo nei bilanci della sanità”. Gli allevatori mugellani puntano il dito contro il Comune di Pistoia, che ha aperto le danze al mercato: “Hanno preteso che nel nuovo stabilimento di Mukki ci fosse una linea Uht per quel latte a lunga conservazione che producevanoloro. E in questo sono stati riassorbiti a Firenze i 50 lavoratori che lavoravano nello stabilimento pistoiese. Ora vogliono fare cassa. Troppo facile”. Il timore è per il destino dei produttori di latte del Mugello e per i loro dipendenti, oltre che per i 170 posti all’interno di Mukki. Perché c’è la preoccupazione che, se il latte venisse lavorato da Granarolo, a Bologna, le maestranze di Firenze potrebbero non servire. Sarebbe la fine di un pezzo di storia toscana: la Mukki nacque nel 1954 come centrale del latte pubblica. E’ un raro caso in cui il cittadino contribuente non ci rimette un euro. C’è chi vuole ascri vere a Renzi: e invitarlo nel Mugello. Perché veda e fermi gli amministratori del Pd disposti a vendere.



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