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Immigrazione: 18 morti, nuova strage nel Mediterraneo. Triton non funziona

migranti verso lampedusa
migranti verso lampedusa

ROMA – Nuova strage di profughi nel Mediterraneo. Morti di freddo, di sete e di fame: 18 cadaveri, tra cui quelli di due donne e di una bambina di 5 anni, che viaggiavano ammassati con altri migranti sul gommone partito dalla Libia alla volta dell’Europa. Il gommone era stracarico, come sempre; oltre ai 18 morti sono stati recuperati 76 migranti vivi. I superstiti sono stati trasbordati sul pattugliatore Orione e poi sulla nave Etna della Marina militare, insieme a altri 202 profughi salvati in due diverse operazioni. L’ennesima tragedia della migrazione arriva proprio nei giorni in cui la missione ‘Mare nostrum’ – formalmente chiusa il primo novembre, ma di fatto ancora in fase di transizione fino ai primi dell’anno prossimo – sta per cedere completamente il passo all’operazione internazionale Triton attivata sotto l’egida di Frontex.

TRITON – A poco più di trenta giorni dal lancio dell’operazione coordinata da Frontex, la missione Triton mostra tutte le sue lacune. Il mandato di Triton è comunque quello di trarre in salvo i migranti che arrivano a 30 miglia dalle coste del Vecchio Continente. «Nelle prime settimane dell’operazione Triton, ed assieme alla Marina italiana, sono stati salvati o intercettati 8.952 richiedenti asilo e migranti irregolari, e sono stati arrestati 42 trafficanti», ha detto ieri il commissario Ue all’immigrazione, il greco Dimitris Avramopoulos, al termine del consiglio Ue. Di questi circa tremila sono stati soccorsi dai soli mezzi di Triton (non più di due navi per turno). Il resto lo hanno fatto gli uomini e i mezzi italiani che ancora pattugliano il Mediterraneo nella prosecuzione di Mare Nostrum.

FRONTEX – Che quella messa in campo dell’Europa sia una risposta poco adeguata, tutto sommato lo ammette anche il nuovo direttore dell’agenzia delle frontiere, il francese Fabrice Leggeri. «Frontex – ha detto – è solo un pezzo del puzzle della risposta europea ai problemi posti dall’immigrazione irregolare. Salvare vite umane resta una nostra priorità, ma non possiamo essere gli unici a fare tutto». Insomma, tocca alla politica e alla diplomazia dare una risposta.

ALFANO – Il nostro ministro dell’Interno, Angiolino Alfano, facendo il punto della situazione, ha osservato che l’instabilità della Libia «è oggi il principale problema che si lega all’immigrazione irregolare». «Affrontare quel tema è affrontare il grande tema dell’immigrazione illegale», ha spiegato al termine del Consiglio dei ministri Ue. Il diplomatico francese Fabrice Leggeri, direttore di Frontex, ha ribadito come il compito dell’agenzia negli anni a venire sarà quello di promuovere la solidarietà fra gli Stati membri, soprattutto nei confronti dei paesi più esposti ai flussi migratori. «Il fronte caldo – ha dichiarato – è la frontiera Sud dell’Europa, quindi il Mediterraneo».

ONU – Secondo il relatore Onu per i diritti umani Francois Crepeau, «è più importante proteggere una vita umana che proteggere un confine», ha scandito sentendosi in dovere di riaffermare un principio di civiltà. E ha difeso Mare Nostrum: non è vero che quell’operazione ha attirato migranti invece che servire da deterrente, «questa è non solo un’affermazione cinica, ma una vera falsità. E anche se fosse vero cosa dovremmo fare. Lasciarli morire in mare?». Belle affermazioni da parte del rappresentante di un organismo che non solo non riesce a intervenire per limitare i casi di guerre e persecuzioni, come sarebbe suo compito, ma nel campo dell’integrazione e dell’assistenza si limita soltanto a giudicare e a criticare quello che fanno gli Stati. In sostanza il lavoro che ha fatto sempre la signora Laura Boldrini prima di diventare Presidente della Camera.

Sarebbe ora invece che le organizzazioni internazionali si attivassero concretamente per distribuire in modo equilibrato il peso di profughi e rifugiati (o sedicenti tali), costringendo tutti i Paesi, compresi quelli scandinavi, che sono i più reticenti, a ricevere ed accogliere una quota di migranti, in proporzione del benessere e della popolazione dei singolo Stati.

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