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Speleologo record: in Garfagnana Luca Pedrali ha raggiunto 1.358 metri di profondità

Lo speleologo bresciano Luca Pedrali con sua moglie Nadia Bocchi
Lo speleologo bresciano Luca Pedrali con sua moglie Nadia Bocchi

MINUCCIANO – E’ un 8 dicembre storico per la speleologia italiana. Il record nazionale di discesa in un abisso è stato migliorato, oggi, in Garfagnana, dove lo speleologo Luca Pedrali di Brescia ha raggiunto quota 1.358 metri di profondità: la più bassa mai esplorata in Italia dentro le viscere della terra. La spedizione, com’è stato spiegato dal team Speleo Mannari che ha coordinato l’iniziativa, è durata tre giorni, da venerdì scorso, quando tre squadre, con 18 speleologi in totale, sono scese nel territorio di Minucciano (Lucca), sotto le Alpi Apuane, con l’obiettivo di arrivare all’abisso ‘Paolo Roversi’, una grotta poco battuta da 20 anni che presenta pozzi e strettoie difficili da percorrere. Le squadre hanno allestito due campi base, a 800 e 1.000 metri sotto la superficie, e ‘armato’ tutto l’itinerario di discesa con chiodi e corde alle pareti rocciose, mettendolo in sicurezza.

Oggi pomeriggio Pedrali ha dato l’attacco all’ultimo tratto: non solo ha raggiunto il sifone finale dell’abisso Roversi, un meandro ad “u” in piena falda invaso d’acqua, ma con muta e bombole d’ossigeno si è immerso, cercando di esplorare una condotta a ‘collo d’oca’ lunga una decina di metri che si dovrebbe ricongiungere ad un altro abisso nella montagna, mai esplorato finora. Solo la strozzatura del canale, che rendeva l’acqua particolarmente vorticosa, gli ha impedito di proseguire. Il primo speleologo è riemerso verso le 16, mentre gli ultimi cinque – tra cui Pedrali – stanno risalendo e usciranno nelle prossime ore. Luca Pedrali, insieme alla moglie Nadia Bocchi, si era calato nello stesso abisso già fra il 10 e 12 ottobre scorsi ma erano potuti arrivare “‘soltanto’ a 1.190 metri perché il maltempo sulla costa tirrenica impedì loro di procedere in sicurezza. “L’acqua nei meandri era aumentata molto velocemente – avevano spiegato loro stessi prima di questa spedizione – e pioveva addirittura sopra la tenda del campo base nonostante fosse a 30 metri da una cascata”.



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