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Industriali in ritirata: il lavoro povero non farà di noi un Paese ricco

Il dibattito che si è aperto con l’articolo del direttore di FirenzePost, Sandro Bennucci, merita un qualche approfondimento perchè il tema dell’attrattività degli investimenti e le ragioni della loro rarefazione è una delle grandi sfide che la Toscana dovrà affrontare. Iniziamo col dire la Toscana è strutturalmente caratterizzata da una bassa intensità di capitale: tra le principali regioni del paese è quella che nel nuovo millennio ha accumulato l’ammontare più basso di investimenti per addetto. Ciò solo in parte è dovuto alla sua specializzazione produttiva dal momento che praticamente in tutti i settori industriali presenta questa caratteristica (unica eccezione i mezzi di trasporto). La stessa caratteristica è confermata anche nel terziario. Ciò non può essere considerata l’espressione positiva di tecniche produttive ad alta intensità di lavoro (si sostiene spesso che più procede lo sviluppo più le imprese dovrebbero specializzarsi in attività in cui pesa di più il lavoro qualificato), perché anche regioni notoriamente più avanzate della Toscana (es.: Lombardia) presentano intensità di capitale più alte

Investimenti per addetto

ITALIAPiemonteLombardiaVenetoEmilia-RomagnaToscanaMarche
totale attività economiche12.012.912.913.011.810.611.1
agricoltura, silvicoltura e pesca8.010.812.913.06.38.79.2
industria estrattiva66.135.850.033.295.820.5206.6
industria manifatturiera12.212.412.911.011.09.29.0
industrie alimentari, delle bevande e del tabacco16.015.416.815.614.612.610.1
industrie tessili, confezione di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e simili5.17.25.95.73.94.14.1
industria del legno, della carta, editoria10.912.810.911.29.68.512.9
gomma e materie plastiche prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi15.715.317.316.515.213.814.7
attività metallurgiche; fabbricazione di prodotti in metallo13.911.414.514.19.09.416.2
fabbricazione di mezzi di trasporto19.518.317.212.726.527.012.0
mobili; altre industrie manifatturiere6.67.16.16.66.66.55.7
fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata68.264.272.167.196.357.244.4
fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento23.422.021.834.352.224.328.4
costruzioni6.14.68.77.25.86.16.6
servizi12.313.612.814.212.211.212.1

Gli anni recenti hanno visto un crollo degli investimenti rispetto a quelli realizzati nella prima parte degli anni duemila: la crescita della dotazione di capitale è stata più contenuta rispetto a quella di alcune delle regioni benchmark, soprattutto rispetto a Veneto e Lombardia, mentre è stata simile a quella dell’Emilia Romagna e migliore di quella di Piemonte e Marche.

Investimenti: variazione % tra la media del periodo 2008-11 e il periodo 1995-2000

ITALIAPiemonteLombardiaVenetoEmilia R.ToscanaMarche
totale attività economiche10.81.019.614.811.611.3-2.5
agricoltura, silvicoltura e pesca-5.130.783.4-15.0-10.5-33.244.7
industria in senso stretto-4.2-17.411.221.13.2-1.3-28.7
costruzioni7.897.5-32.7-4.681.84.6-36.3
servizi18.04.927.216.014.419.213.6
commercio ; trasporti e comunicazione21.440.922.432.817.811.215.1
credito e servizi privati15.7-6.936.37.314.123.620.0
PA, istruzione, sanità e assistenza; attività artistiche, di intrattenimento17.6-14.06.718.77.525.5-5.3

Investimenti: variazione % tra la media del periodo 2008-11 e il periodo 2000-07

totale attività economiche-7.4-11.8-3.0-7.1-8.2-8.1-17.5
agricoltura, silvicoltura e pesca-13.26.25.6-26.0-8.9-23.43.2
industria in senso stretto-11.6-19.72.84.1-8.9-9.2-23.6
costruzioni-21.150.1-50.7-39.523.2-26.5-46.8
servizi-4.8-11.7-1.4-7.5-9.3-5.8-14.2
commercio ; trasporti e comunicazione-8.95.5-17.21.9-13.5-18.4-18.5
credito e servizi privati-1.6-11.710.8-12.9-4.41.6-6.8
PA, istruzione, sanità e assistenza; attività artistiche, di intrattenimento-5.7-38.2-2.5-3.8-15.88.7-24.5

Questa tendenza aggregata è stata determinata soprattutto da una più lenta dinamica degli investimenti nell’industria (addirittura in diminuzione) e nel commercio, trasporti e comunicazioni, parzialmente controbilanciata dalla migliore dinamica del credito; attività immobiliari; attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrazione e servizi di supporto e soprattutto dagli investimenti della pubblica amministrazione, per la quale la Toscana detiene una posizione di assoluto rilievo nel panorama nazionale. Ciò è largamente determinato da ciò che è accaduto nella recente crisi quando gli investimenti del settore pubblico hanno mostrato una tendenza assolutamente anticiclica e sono addirittura aumentati negli anni iniziali della crisi contrariamente a quanto accaduto nelle altre regioni benchmark.

Il primato dell’investimento pubblico su quello privato evidenzia ancor più quel deficit di offerta imprenditoriale che è stata segnalata e rimette al centro la vera sfida per il lavoro. Una sfida che passa da una crescita degli investimenti per una economia più dinamica e competitiva alla quale non si possono opporre fuorvianti quanto dannose ricette come quelle contenute in molte deleghe che il governo ha ricevuto col voto di fiducia parlamentare per la riforma del mercato del lavoro. Nell’illusione, indimostrabile, che il lavoro povero farà di noi un paese ricco. Una sfida che per la Toscana è più pressante che altrove.


Alessio Gramolati

Segretario generale della Cgil della Toscana

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