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Svezia: cresce la tendenza anti islam. Due attentati a moschee in quattro giorni

Incendio alla moschea di Eskilstuna
Incendio alla moschea di Eskilstuna

È una tendenza che sta montando in tutt’Europa. Dopo la Germania e la Francia, anche la Svezia registra una crescita dei partiti di destra antiislamici.

SVEZIA – La profonda crisi politica e sociale che attraversa quel Paese infatti comincia a far sentire i suoi effetti in politica. I Democratici Svedesi, partito dell’estrema destra anti-immigrazione forte del 13% in parlamento, ha contribuito in modo decisivo a bocciare la finanziaria che puntellava la tradizionale politica dell’accoglienza del Paese scandinavo. Con lo slogan: Basta profughi, basta stranieri, «Svezia agli svedesi». Le forze di destra, cristiano-democratici compresi, invocano uno stop all’immigrazione e chiedono che sia tagliato del 90% il numero visti concessi a chi richiede asilo. Finora gli scontri più accesi erano stati tra gli scranni del parlamento e in qualche manifestazione di piazza tra antifascisti e neonazisti. Ma adesso qualcosa è cambiato. Si comincia infatti a parlare di terrorismo, attentati, incitamento all’odio.

MOSCHEE – Si moltiplicano gli atti criminosi. La notte del 28 dicembre nelle sale adibite a moschea di un edificio di Eslov, nel sud della Svezia, i pompieri sono intervenuti per un incendio doloso. Solo quattro giorni fa una moschea frequentata da una settantina di persone era andata quasi completamente distrutta e cinque persone erano rimaste ferite. Il giorno di Natale un uomo, non ancora identificato, aveva lanciato una molotov nella moschea di Eskilstuna, una cittadina 90 chilometri a Ovest di da Stoccolma abitata da una numerosa comunità somala. I presenti erano riusciti a fuggire dalle finestre mentre il fuoco si mangiava tutto.

INTOLLERANZA – Anche l’accogliente Svezia scopre dunque l’intolleranza e la comunità islamica comincia ad avere paura: secondo il leader dell’Associazione islamica svedese, Omar Mustafa, c‘è un «crescente astio verso la comunità musulmana nel Paese e verso gli immigrati». I cristiano-democratici, partito di opposizione, reclamano norme meno permissive sull’immigrazione e un sondaggio supporta la loro proposta di limitare gli aiuti finanziari e rendere temporaneo lo status di rifugiato, in Svezia concesso molto più facilmente che in altri Paesi europei. Lo status sarebbe concesso per tre anni, in “prova”, e solo successivamente diverrebbe definitivo. Il 43% degli interpellati ha definito l’idea molto buona, contro un 30% che l’ha ritenuta negativa. Secondo il leader dei cristiano-democratici, Göran Hägglund, cambiare le regole alleggerirebbe il bilancio pubblico e spingerebbe più persone a chiedere asilo in altre nazioni. Il dibattito sull’immigrazione costituisce il tema principale in vista delle elezioni anticipate del 22 marzo e sta contribuendo alla crescente popolarità dei Democratici svedesi che, secondo gli ultimi sondaggi, potrebbero balzare dal 13% conquistato a settembre fino al 18%.

ITALIA – Anche da noi questi problemi cominciano a preoccupare. Lo dimostra un episodio singolare, ma sintomatico. Il prefetto di Venezia, coordinatore dei prefetti del Veneto, ha fatto presente al Ministero dell’interno che nella gran parte delle province della regione (Belluno, Treviso, Verona in particolare) non ci sono più posti per accogliere gli extracomunitari. C’è il pericolo di reazioni negative di sindaci e popolazioni. E se lo dicono anche i prefetti c’è da credere che la situazione in sede locale stia davvero diventando ingestibile. Riflettano responsabilmente dunque le Autorità centrali, la Chiesa Cattolica, le Associazioni da sempre favorevoli all’accoglienza indiscriminata. Oltrepassato un certo limite, potrebbero insorgere proteste simili a quelle già verificatesi in Francia, Germania e Svezia. Cerchiamo di evitarle con il buon senso di tutti.

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