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Matteo Renzi: oggi, 7 gennaio, giornata campale per riforme e italicum

Matteo Renzi
Matteo Renzi

ROMA – Dopo le brevi vacanze natalizie, condite da polemiche sul volo blu utilizzato per portare la famiglia in montagna, Matteo Renzi affronta una ripresa irta di ostacoli. Lo attendono al varco alcune essenziali riforme, il varo della legge elettorale, la decisione sul candidato al Quirinale. Il percorso pieno d’insidie e di trabocchetti, al termine del quale il governo potrà uscire rafforzato o indebolito, è reso ancora più difficile dal vespaio provocato dalla c.d. norma salva-Berlusconi e dalla decisione del premier di rimettere mano al decreto fiscale il 20 febbraio.

MINORANZA DEM – Subito la minoranza Pd è partita all’attacco: “Una scelta sbagliata, che alimenta sospetti sulla partita per il Quirinale”. Già oggi, nella riunione tra il premier e i deputati Dem sul ddl riforme, è possibile un nuovo redde rationem. Che rischia di complicare anche i progetti del premier per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.

INCONTRO – Quello che avrà luogo oggi alle 16 tra Renzi e i deputati Dem sarà un faccia a faccia schietto, come peraltro auspicato da Francesco Boccia pochi giorni fa. Troppi sono i nodi sui quali le distanze tra il premier e la minoranza Pd restano notevoli. Un esempio: l’ala bersaniana insiste nel richiedere l’introduzione del sindacato preventivo sulla legge elettorale (cioè il giudizio di costituzionalità da parte della Consulta prima dell’entrata in vigore), punto sul quale la sinistra Pd si aspetta qualche apertura. Visto il precedente del ‘caso fisco’ la minoranza Pd chiederà conto a Renzi del patto del Nazareno e della sua opportunità anche in vista della partita con il Colle.

FASSINA – Proprio su questa partita potrebbe scaturire una velata minaccia da parte della minoranza, perché l’accordo interno potrebbe complicarsi se il patto col cavaliere sembrasse costituire ancora l’asse preferenziale di Renzi. L’insofferenza dimostrata da Fassina e dagli altri esponenti della minoranza Pd nei confronti della decisione del premier di ‘rimediare’ alla norma salva-Berlusconi con un nuovo decreto il 20 febbraio, non a caso dopo l’iter di riforme e Italicum e dopo la partita per il Colle, è molto indicativa. Il bersaniano Alfredo D’Attorre attacca a testa bassa: “così rischia di aumentare fortemente polemiche e sospetti anche in vista dell’elezione del presidente della Repubblica”. Stefano Fassina, come detto, in precedenza era stato sferzante: “sul decreto fiscale la propaganda di Renzi è indecente”. La richiesta avanzata da Gianni Cuperlo e condivisa dalla minoranza Dem era stata diversa: modificare subito il decreto, per liquidare i sospetti. I deputati della sinistra Pd vorranno anche conoscere nome e cognome di chi, in sostanza, ha scritto la norma salva-Berlusconi.

ITALICUM – Ma non trascuriamo un secondo fattore, che rischia di diventare fondamentale: oggi l’Italicum approda all’aula del Senato. Preferenze e momento della sua entrata in vigore alla fine del percorso delle riforme restano le due richieste imprescindibili della minoranza, che ipotizza un listino nazionale bloccato del 25%. Ma finora Renzi sembra fermo sulle sue posizioni: con l’Italicum “2/3 dei parlamentari saranno eletti con le preferenze, 1/3 con il sistema dei collegi”, ha affermato il premier, che a Palazzo Madama dovrà però vedersela anche con l’ala più dura di FI, pronta – come sottolinea Il Mattinale – a dar battaglia per affrontare la clausola di salvaguardia prima dell’ok dell’Aula al testo.

Come si può notare il nostro premier, appena sceso dal volo blu che lo ha ricondotto in pianura, in vista dei suoi primi 40 anni (li compirà domenica) dovrà affrontare un sentiero sicuramente più difficile dei percorsi montani, anche perché, non dimentichiamolo, l’Europa ci aspetta al varco sul nodo delle riforme.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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