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Il Monte dei Paschi di Siena

Bce, stretta sul patrimonio delle Banche: Monte dei Paschi nel mirino

Mps, empasse tra Fondazione e banca su l'aumento di capitaleMILANO – Requisiti patrimoniali più stringenti per le banche che hanno un profilo di rischio elevato. Si tratta dell’indicazione che emerge dopo l’anticipazione de Il Sole 24 Ore che ha rilevato che Francoforte ha avanzato la richiesta di alzare l’asticella del coefficiente di solidità patrimoniale (Cet 1) di alcuni istituti italiani, tra cui il Montepaschi di Siena, alla luce dei risultati emersi dal Comprehensive assessment. Ed ecco che l’Eurotower ha chiesto al Monte, crollato in Borsa dell’8,63% trascinando al ribasso le altre banche, di innalzare il coefficiente Cet 1 dall’attuale 12,8% al 14,3%, come confermato dalla stessa banca dopo le anticipazioni del quotidiano finanziario. La richiesta viene definita dalla banca “preliminare e soggetta a modifiche” e al tempo stesso, vista la corrispondenza ancora in fieri sull’asse Francoforte-Siena, non permette di rilasciare commenti in merito.

“Tutta la documentazione ricevuta – spiega ancora Mps – è in corso di valutazione ed analisi in modo da fornire commenti e considerazioni” al consiglio del single supervisory mechanism della Bce (Ssm) il prossimo 16 gennaio. Dopodiché la parola passerà al Governing council per il verdetto finale sul capital plan che passa come noto per una ricapitalizzazione da 2,5 miliardi di euro e la dismissioni di alcuni asset. Secondo le indiscrezioni nel mirino della Bce ci sarebbe anche la Popolare di Vicenza. Tuttavia, l’istituto ha smentito queste ipotesi affermando che il target di Cet 1 indicato in oltre 11,6% “è assolutamente errato visto che la soglia indicata da Francoforte “è ampiamente inferiore”. Al di là dei singoli casi, la novità emersa, hanno spiegato fonti di mercato, è che i “parametri patrimoniali adesso vengono definiti in relazione al profilo di rischio dell’intermediario” e “incorporano i risultati del comprehensive assestment”. Non si tratta comunque di oneri aggiuntivi rispetto a quelli dell’esercizio o un innalzamento generale dei ratio patrimoniali. In verità questa pratica di vigilanza veniva già utilizzata in passato in alcune situazioni.

Più nel dettaglio, hanno spiegato fonti di un primario gruppo bancario, si tratta di un processo che prima svolgeva Bankitalia, entrato in vigore con Basilea 2 e poi rafforzato con Basilea 3, che fissava un coefficiente Cet 1 al 7%. Prima che subentrasse l’unione bancaria gli istituti vigilati erano tenuti a compilare un documento di self assessment e lo dovevano inviare a Palazzo Koch che doveva valutarne i rischi di credito e di mercato per poi inviare una lettera con i ratio di capitale che riteneva adeguati per ciascuna banca. Da quest’anno la funzione è passata alla Bce. E’ previsto comunque che dal prossimo anno cambierà la metodologia da utilizzare. Ora le banche possono replicare, poi entro il 31 gennaio riceveranno la comunicazione con il dato definitivo dalla Bce.

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