Con Charlie Hebdo, giornalisti toscani in prima linea
Non succede molto spesso che i giornalisti partecipino in prima persona a manifestazioni. Di solito vanno alle manifestazioni degli altri, per fare ciò che viene richiesto dalla loro professione: testimoniare, documentare, raccontare. Invece giovedì eravamo in tanti, in Borgo Ognissanti, sotto la sede del consolato francese, per la manifestazione di solidarietà che l’Associazione Stampa Toscana aveva promosso assieme a Cgil, Cisl e Uil. Decine e decine di colleghi e di colleghe, malgrado l’ora certamente infelice per il lavoro redazionale: certamente più di quanti ne abbiamo visti in molte iniziative per i diritti del nostro lavoro.
C’eravamo come uomini e donne colpiti dalla strage di Parigi, ma c’eravamo anche come lavoratori vicini ad altri lavoratori uccisi sul loro posto di lavoro. C’eravamo come giornalisti e giornaliste che nel massacro di Charlie Hebdo hanno visto colpito il fondamento della loro stessa professione, quella libertà di stampa, che è anche libertà di opinione, senza la quale certo non esisterebbe il giornalismo, ma non esisterebbero nemmeno le nostre democrazie.
Purtroppo di quanto sia importante la libertà di stampa ci si rende conto solo quando questa libertà viene messa nel mirino o quando comporta un tributo di sangue. E forse solo oggi che piangiamo i morti di Parigi ci rendiamo davvero conto di quanto sia importante il lavoro di verità di tanti giornalisti. Un lavoro, peraltro, che anche nel 2014 è costato la vita a decine e decine di reporter – spesso freelance – dai fronti più caldi del mondo: e solo di ieri è la notizia dei due videoreporter tunisini decapitati dai fondamentalisti mentre cercavano di raccontare il conflitto in Libia. Cosa sapremmo del mondo senza il loro impegno?
Non ci sono appelli da fare dopo i fatti di Parigi. Solo assicurare lo stesso impegno di verità. Anzi, assicurarlo in modo migliore di prima, con più coraggio, determinazione, indipendenza. Chiedendo però a tutti – istituzioni, società civile, cittadini – di credere e sostenere in tutti i modi il buon giornalismo e la libertà di stampa. E di condividere tutti la frase di un altro parigino, di due secoli fa, Voltaire: “Non condivido la tua idea, ma sono pronto a dare la vita perché tu la possa esprimere”