Pitti: Tilda alla Pergola. La «guardarobiera» incanta i fiorentini (Foto)
FIRENZE – Immaginatevi una sera a teatro. Come prima cosa, prima di sedere in platea volete lasciare il soprabito al guardaroba. Vi avvicinate e trovate dall’altra parte del bancone Tilda Swinton pronta ad accogliere le vostre richieste. Non sono cose da tutti i giorni. Accadono, in via del tutto eccezionale, a Pitti Immagine Uomo. E rappresentano il punto più alto della mondanità pittiana di questa edizione invernale 2015.
Come è avvenuto oggi 15 gennaio nel Saloncino del Teatro della Pergola. Tubino nero e tacchi a spillo senza calze, ciuffo biondo ribelle e fattezze androgine, l’iconica Tilda Swinton, indimenticabile interprete di Edoardo II di Derek Jarman, e di Orlando, regia di Sally Potter del 1992, ha vestito i panni di un’insolita guardarobiera nella performance teatrale Cloakroom Vestiaire obligatoire. La famosissima attrice ha incantato il pubblico. Compagna di scuola di Lady Diana Spencer ha rievocato in molti il fascino della principessa più amata del Novecento.
Durata 55 minuti, rappresentata due volte nel pomeriggio, la pièce è stata già presentata a Tokyo e a Parigi, ma «ogni volta è diversa» è stato spiegato al pubblico prima dell’inizio. Il parterre? Esclusivo. E composto da giornalisti e fotografi, autorità come la vicesindaco di Firenze Cristina Giachi, i vertici di Pitti.
In assoluto silenzio, dopo aver colto l’invito a spegnere i cellulari, che comunque ogni tanto squillavano ugualmente, ogni spettatore spontaneamente ha consegnato un suo capo a Tilda la guardarobiera, che impassibile, se non con qualche raro sorriso e un grazie in italiano, si è fatta consegnare un capo da ogni ospite, un indumento che ha poi poggiato su un tavolo di legno per staccare un numero d’identificazione, come si fa normalmente nei teatri. L’ospite si è seduto e lei ha cominciato a dialogare con gesti teatrali con il capo consegnatole.
È arrivata una fila interminabile di cappelli, sciarpe, cappotti, pellicce, che una volta numerati e «rianimati» da Tilda, sono stati appesi da Olivier Saillard a un lungo stand. La straordinaria guardarobiera è stata ispirata nei gesti ogni volta in modo diverso dal capo consegnatole. Accarezza le maniche di un cappotto, prega con la testa sul tavolo davanti a un cappello, salta su una giacca, si sdraia con un trench, fa ginnastica con un chiodo, si arrabbia con un giubbotto e lo tira in aria dopo essere saltata sul tavolo. Annusa e improfuma il giaccone della vicesindaco, ignara di avere tra le mani il soprabito di un personaggio istituzionale. Lecca una sciarpa. Si accartoccia con movenze feline sotto al tavolo e si struscia ad una pelliccia come una gatta in calore.
Si annoda le maniche di un cappotto azzurro su una spalla e finge di essere abbracciata a un fidanzato, con cui chiacchiera passeggiando. Stende un velo di rossetto scarlatto sulle labbra e bacia un fazzoletto di carta che piega e ripone in una cravatta. Ogni capo risveglia nell’attrice scozzese un ricordo e una sensazione che si materializza quando il capo sembra prendere la forma dei suoi pensieri, rendendo una nuova identità all’abito di uno sconosciuto. Tilda Swinton con la sua muta gestualità, la plasticità dei gesti e la sua fisicità assolutamente unica, riesce ad incantare la platea sbalordita.