Ue: la privacy mette al sicuro i terroristi. E il vertice dei ministri non decide nulla
BRUXELLES – Nello stato di generale allarme che ha pervaso una buona parte dei Paesi Ue si è tenuta a Bruxelles la riunione tra i ministri degli Esteri europei che si sono dati appuntamento per parlare di terrorismo, in particolare delle misure da prendere per rafforzare la sicurezza interna. Come succede spesso in questi summit europei la riunione non ha condotto ad alcun provvediento concreto, ma è servita solo a verificare la gravità della situazione nel vecchio continente. Vale a dire non ha prodotto sostanzialmente alcun risultato.
GENTILONI – Il nostro ministro degli esteri Gentiloni, al termine ha sottolineato che: «Dalla riunione è emersa la conferma della minaccia terroristica all’insieme dei paesi europei: si stima ci siano tra i tremila e i cinquemila foreign fighters in Europa. Il terrorismo di matrice islamica è una sfida contro l’Europa, ma anche contro la stragrande maggioranza dei governi e dei cittadini di religione musulmana». E per di più i paesi che hanno sottoscritto il Trattato di Schengen hanno confermato la necessità di mantenere lo spazio di libera circolazione, senza limitazioni.
MOGHERINI – Il capo della diplomazia Ue Federica Mogherini ha sottolineato anche l’importanza della collaborazione esterna,per questo al summit era stato invitato anche il segretario generale della Lega Araba Nabil El Araby: «Discuteremo proprio di come aumentare il livello della cooperazione nell’antiterrorismo con i partner della regione, perché il terrorismo non è un problema fra l’Europa o l’Occidente e l’Islam. Gli attacchi terroristici hanno principalmente come obiettivo i musulmani nel mondo».
PARLAMENTO – I ministri al termine della discussione hanno comunque sollecitato gli organi comunitari, e in particolare il Parlamento, a sbloccare la direttiva sul Pnr. La direttiva Passenger Name Record (Pnr), presentata dalla Commissione europea nel 2011, obbliga i vettori aerei a fornire agli Stati membri i dati dei passeggeri che entrano o lasciano il territorio europeo per contrastare i reati gravi e il terrorismo. Questo provvedimento mira a creare un importantissimo database per lo scambio di informazioni sui passeggeri delle compagnie aeree. Il Parlamento europeo è da tempo in stallo perché non riesce a superare il dibattito fra chi antepone la tutela della privacy a quella della sicurezza.
SICUREZZA – Ma non c’è dubbio che oggi dobbiamo mettere al primo posto la sicurezza anche con qualche limitazione di libertà. «Bisogna andare avanti verso uno sforzo di maggiore condivisione delle informazioni, soprattutto per quelle che riguardano i passeggeri aerei, ma in generale di intelligence. Poi serve anche un importante impegno sul fronte politico e culturale», ha ricordato il ministro Gentiloni. E credo che l’Italia, in questo caso sia sicuramente dalla parte della ragione.
Da questo quadro, onestamente sconfortante, emerge chiaro che l’azione europea in questo settore non ha i contenuti e i ritmi che la situazione grave del momento esigerebbe. Le elucubrazioni sulla tutela della privacy, che hanno già rallentato molti provvedimenti importanti, non possono prevalere sulla tutela della vita dei cittadini. Questo lo dovrebbero capire anche i rappresentanti di quei paesi e di quei gruppi politici che sono sempre pronti ad innalzare ad ogni costo la bandiera delle finte libertà.