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Il sequestro del Lago di Londa

Inquinamento: sequestrato il Lago di Londa, indagato anche il sindaco

Il sequestro del Lago di Londa
Il sequestro del Lago di Londa

FIRENZE – Sequestrato dalla Forestale l’invaso di Gorazzaio, più noto come «Lago di Londa». Il sindaco dello stesso comune di Londa, Aleandro Murras, un dirigente e un tecnico dell’Unione di Comuni Valdarno Valdisieve sono indagati per concorso nei reati di illecito smaltimento di rifiuti speciali, danneggiamento di bellezze naturali e di adulterazione di acque destinate ad essere attinte per uso potabile.

I provvedimenti sono stati decisi dalla Procura della Repubblica, a seguito di accertamenti della Forestale e della Polizia Provinciale di Rufina nello scorso giugno 2014. Tutto era partito da un esposto presentato da parte di alcuni cittadini della zona che segnalavano la presenza di ingenti quantitativi di sedimenti e fanghi all’interno dell’alveo del torrente Moscia in un periodo in cui non si erano verificate precipitazioni.

Tutto questo era stato originato da una «vuotatura» del lago di Londa eseguita da personale dell’Unione dei Comuni e del Comune di Londa in modo difforme dalle prescrizioni, che avrebbe causato la fuoriuscita di un ingente quantitativo di fanghi pari a circa 600 metri cubi equivalenti a non meno di 1000 tonnellate, che la normativa vigente classifica come rifiuti speciali sia pure di natura non pericolosa.

Le conseguenze di questo «sversamento» – si legge in un comunicato della Forestale – si sono «immediatamente rese visibile sui sottostanti torrenti Rincine e Moscia che, per circa 4 km., venivano completamenti invasi dai fanghi, causando la morte sia della fauna ittica che dei macroinvertebrati presenti nel torrente Rincine ed una forte alterazione ambientale del torrente Moscia, così come accertato dai tecnici del Dipartimento ARPAT di Firenze. Inoltre i fanghi fuoriusciti hanno comportato un prolungato ed esteso mutamento delle caratteristiche fisiche delle acque del Fiume Sieve, corso d’acqua sottoposto a vincolo paesaggistico, di cui è stata alterata la bellezza naturale». Ma non basta. «I maggiori effetti dell’immissione di tali fanghi si sono manifestati presso l’impianto di potabilizzazione di Publiacqua Spa posto nel Comune di Pontassieve, dove i valori delle acque prelevate dal fiume Sieve sono stati alterati al punto di presentare un elevato inquinamento microbiologico, elevata torbidità e rilevanti concentrazioni di ammoniaca, nitriti e ferro, tali da indurre i tecnici di Publiacqua ad effettuare appositi trattamenti di potabilizzazione dell’acqua prelevata al fine di rendere la stessa nuovamente idonea per essere immessa nella rete acquedottistica e quindi per l’uso umano».

Di fatto ad oggi «all’interno del lago vi sono ancora oggi ingentissimi quantitativi di fanghi contaminati da idrocarburi e lo scarico di fondo è ancora oggi aperto». Da qui il sequestro preventivo dell’invaso al fine di impedire che tali fanghi possano essere dispersi nuovamente nei sottostanti corsi d’acqua ed evitare che arrivino fino all’Arno.

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