Skip to main content

Benvenuta a Firenze signora Merkel, ma la Germania guadagna violando le regole Ue

gallery_germaniaConsiderata come la principale responsabile degli squilibri nella bilancia dei pagamenti tra i Paesi dell’Eurozona, la Germania viola da ben 8 anni le regole europee esportando più del consentito. Regole pensate proprio per evitare forti squilibri. Il centro studi di Confindustria (Csc) lancia l’allarme: «Senza inversione di tendenza sarà eutanasia da euro».

EXPORT: E per dimostrarlo fa rilevare che nel 2014 il saldo delle partite correnti (la differenza tra quanto un Paese esporta e importa in beni e servizi) tedesco è risultato superiore al 7% del Prodotto interno lordo. È dal 2002 che la Germania produce un saldo delle partite correnti positivo (quindi esporta più di quanto importa) ma è da otto anni consecutivi che lo fa violando le regole europee che prevedono che non si possa generare un saldo positivo superiore al 6% del Pil nella media di tre anni. Per aggiustare i conti i Paesi dell’Eurozona che sono in deficit (anziché essere trainati) hanno dovuto recuperare competitività di prezzo e ridimensionare gli standard di vita, generando deflazione e riduzione della domanda che non sono state compensate, come sarebbe stato logico e opportuno, da politiche espansive nei paesi in surplus, Germania anzitutto.

EURO : La Germania dovrebbe convertire al più presto la propria economica – rileva il Csc – dall’export ai consumi e agli investimenti. Solo così può aiutare l’Eurozona nel suo complesso a uscire dalla spirale contro cui combatte. L’alternativa, di fronte a nuove dosi di deflazione e recessione equivale – secondo il Csc – a un’eutanasia per l’euro.

DEFLAZIONE: – Deflazionando il Sud Europa la Germania sta guadagnando tre volte. Ecco in che modo. Prestando soldi al Sud Europa negli anni in cui l’Eurozona sembrava apparentemente funzionare (mentre però si gonfiava la bolla del debito privato nel Sud Europa) la Germania ha accumulato molti crediti. I saldi Target 2 evidenziano oggi una posizione creditoria per circa 500 miliardi, a fronte di un picco oltre 700 nel 2010. Crediti che sono debiti in particolare di Italia (197) e Spagna (211) (dati a settembre 2014). E’ ovvio che uno scenario di bassa inflazione o deflazione favorisce il creditore che incassa i crediti in moneta buona e non svalutata.

Inoltre la deflazione, la disinflazione o la bassa inflazione favorisce anche i pensionati tedeschi e, in generale, i risparmiatori. A differenza degli italiani, la ricchezza finanziaria in Germania è per larga parte costituita da titoli finanziari, fondi pensione ecc (mentre nel caso degli italiani la componente immobiliare è predominante). Una risalita dell’inflazione penalizzerebbe le attività finanziarie mentre andrebbe a vantaggio di quelle immobiliari. Quindi la deflazione del Sud Europa piace anche a buona parte dell’elettorato tedesco, composto da pensionati e risparmiatori esposti in attività finanziarie.

RISCHI – Mentre si impone al Sud Europa indirettamente un aggiustamento tramite deflazione si spinge questa area verso una lenta e inesorabile deindustrializzazione. Questo significa che il Sud Europa rischia di diventare in futuro sempre più un’area da mercato di sbocco, anche se in misura sempre decrescente, per i prodotti del Nord Europa, piuttosto che un’area industriale competitiva. Avere un mercato di sbocco vicino va a vantaggio della Germania, che genera il 51% del Pil dalle esportazioni.

Considerati questi tre punti (ai quali probabilmente se ne potrebbero aggiungere altri) viene spontaneo chiedersi: perché la Germania dovrebbe reflazionare la propria economia rinunciando a questi incredibili vantaggi? Sarebbe necessario un intervento politico esterno che spingesse la Germania a salvare il Sud Europa e, nel lungo termine, a salvare l’Europa e se stessa. Perché questo egoismo ha le gambe corte e nel medio periodo danneggerà tutti. Chi sa se Renzi lo saprà far capire ad Angela Merkel nel suo breve incontro fiorentino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Firenze Post è una testata on line edita da C.A.T. - Confesercenti Toscana S.R.L.
Registro Operatori della Comunicazione n° 39741