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Gli studenti toscani sul Treno della Memoria: «Dopo Auschwitz il nostro viaggio non si ferma»

Treno della Memoria, gli studenti del Ginori Conti di Firenze
Treno della Memoria, gli studenti del Ginori Conti di Firenze

FIRENZE – Appena varcato il confine al mattino presto di oggi 23 gennaio, proveniente dall’Austria, il Treno della Memoria entra in Italia. C’è il sole. Durerà poco, ma tanto basta. Il viaggio dei 500 studenti delle scuole toscane ad Auschwitz-Birkenau ha voluto dire anche questo: niente più cielo azzurro né sole fino al ritorno a casa. Il tempo freddo, grigio, carico di pioggia uggiosa e di un’umidità che ti entrava nelle ossa, trovato in Polonia, è stato uno dei molti temi dei video girati dai ragazzi durante la visita ai campi di sterminio nazisti.

Hanno provato a immaginare le condizioni di vita quotidiana degli ebrei e dei non ebrei deportati ad Auschwitz dal 1940 al 1945. Quando d’inverno il gelo che schiantava il suolo della Slesia poteva arrivare fino a 40 gradi sotto zero, e le persone erano vestite della divisa a strisce grigie e azzurre, di cotone. E con quella dovevano lavorare come schiavi 11 ore al giorno. Ai piedi, nel migliore dei casi, un paio di zoccoli di legno.

Il campo di concentramento di Auschwitz I
Il campo di concentramento di Auschwitz I

«Ho provato a pensare ai deportati che salivano sul treno verso Auschwitz – spiega Alice dell’Itgc Salvemini di Firenze – specie quando siamo ripartiti da una stazione periferica di Cracovia: pioveva, sulla stradina verso i binari, e poi nel sottopasso facevamo fatica con i nostri bagagli, c’era il fango. Era faticoso e provavo ansia. Mi sono venuti in mente i deportati, famiglie e bambini, che con i loro bagagli erano costretti a salire sul treno…»

Film maker e fotografi in molti casi già abbastanza esperti, gli studenti riverseranno tutto questo materiale in una documentazione video, audio e testuale a beneficio della loro scuola e degli altri ragazzi che al Treno della Memoria non hanno partecipato.

«Vorremmo riuscire a fare un forum – spiega la professoressa Giulia Vera Marchetti dell’Istituto Tecnico Ginori Conti di Firenze – una giornata di dibattito e riflessione a scuola con tutti, magari per il 27 gennaio, Giorno della Memoria». Si vedrà.

Intanto i ragazzi, sul treno che da Auschwitz li riporta a casa, scambiano le loro opinioni con il cronista. Sono Andrea, Filippo, Chiara, Giulia e Irene del Ginori Conti, e Alice del Salvemini. Chiedono «uno scambio alla pari fra tutte le culture» per superare le barriere del razzismo, dell’antisemitismo e della paura che fecero da motore a ciò che poi avvenne ad Auschwitz. Anche perché «quasi istintivamente i rom o i sinti li scansi, quando li incontri – spiegano – ma ora abbiamo visto e sappiamo che sono popoli dalla grande cultura».

Treno della Memoria, foto ricordo durante una sosta al Brennero
Treno della Memoria, foto ricordo durante una sosta al Brennero

Le emozioni e i sentimenti accumulati dopo alla fine del viaggio della Memoria sono tante. E Andrea sente «il bisogno di riordinare i pensieri». La visita in Polonia è stata molto intensa, e non ha dato il tempo di rielaborare quello che si è visto con gli occhi e sentito con il cuore. Di certo è stato un viaggio che «m’ha cambiato la vita – dice Alice – m’ha portato un rinnovamento interiore». Gli studenti tornano sempre più convinti di una cosa: che occorre «pensare con la propria testa, conosce le cose e la storia, non avere pregiudizi, fare esperienza…». Quasi un decalogo di vita. Per superare la chiusura, la paura, il razzismo.

La fedele riproduzione di un disegno di un bambino ebreo internato ad Auschwitz, nel padiglione ebraico
La fedele riproduzione di un disegno di un bambino ebreo internato ad Auschwitz, nel padiglione ebraico

Per raggiungere tutto questo può aiutare Internet, con i social network e Facebook in particolare, così amati e frequentati dagli adolescenti? «Internet è come la Tv – spiega Filippo -: ha tanti ‘canali’…bisogna vedere cosa guardi.., è un gran miscuglio di tutto e niente». «Facebook va saputo usare» gli fa eco Chiara. La realtà vera è diversa da quella virtuale. E i ragazzi, loro che sono i cosiddetti nativi digitali, lo hanno già imparato. Un pò come la realtà dello sterminio studiata sui libri di storia, e quella vista davvero nei blocchi, nelle baracche e davanti al filo spinato di Auschwitz. La prima li ha preparati a capire l’indicibile. La seconda gli è entrata dentro e non li lascerà più.


Domenico Coviello

Giornalista

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