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Il cantiere della Concordia all'Isola del Giglio

Concordia, gli avvocati di parte civile: «Costa Crociere da condannare come Schettino»

Il Teatro Moderno di Grosseto dove si celebra il processo sulla Concordia
Il Teatro Moderno di Grosseto dove si celebra il processo sulla Concordia

GROSSETO – Dopo la richiesta da parte del pubblico ministero di 26 anni di carcere e tre mesi di arresto immediato per l’ex comandante Francesco Schettino, definito un «incauto idiota», la battaglia processuale sul naufragio della nave Concordia davanti all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012 si sposta sulle responsabilità della compagnia Costa Crociere.

La compagnia di navigazione – è stata oggi 27 gennaio la richiesta degli avvocati di parte civile al processo in corso a Grosseto – «paghi i danni, non basta la condanna di Schettino». Per tutta risposta i legali di Costa si sono alzati lasciando l’aula per protesta.

Hanno abbandonato il loro posto gli avvocati Marco De Luca, Laura Miani, Ottavio Malugani e Simona Brizzi. Gesto per il quale il presidente del collegio, giudice Giovanni Puliatti, ha manifestato il suo disappunto.

«Chiediamo il danno punitivo e anche di allargare le responsabilità» del naufragio della Costa Concordia alla compagnia, aveva detto un avvocato di parte civile, Massimiliano Gabrielli di Roma, stamani al processo. E un altro legale dei naufraghi, l’avvocato Cesare Bulgheroni di Milano, aveva chiarito: «Non ci basterà la condanna di Schettino. Anche Costa Crociere subisca le conseguenze di questo disastro».

Entrambi i legali fanno parte del pool «Giustizia per la Concordia» che assiste alcuni superstiti. Secondo l’avvocato Bulgheroni, Costa «non aveva un modello organizzativo che avrebbe potuto evitare la tragedia» e perfino l’ex comandante Mario Palombo, con cui Francesco Schettino aveva parlato al telefono poco prima dell’urto «ha la responsabilità morale» dell’incidente, causato indubbiamente da «una sciocca manovra» del comandante Schettino.

L’avvocato Gabrielli, intervenuto dopo, ha dichiarato che Costa spa «per una sua logica del risparmio ha messo dei ragazzini impreparati» accanto a Schettino e «uno (il timoniere indonesiano, ndr) che fino a un mese prima verniciava le fiancate l’ha messo al timone della nave». «E se qualcuno ha dato la ‘pistola fumante’ in mano a Schettino – ha rincarato la dose citando un passaggio della requisitoria del pubblico ministero – questo è stata Costa Crociere».

Parole percepite come un innalzamento del livello dello scontro con la compagnia. È così quindi che l’avvocato De Luca si è alzato e ha invitato i suoi collaboratori a fare altrettanto e a lasciare l’aula. «Ho sentito dire un cumulo di sciocchezze – ha spiegato De Luca ai giornalisti -. Credo che in un processo penale serva un minimo di conoscenza del diritto prima di prendere la parola. Questo è il processo contro una persona fisica, Francesco Schettino, non contro altri».

«Abbiamo ritenuto di lasciare l’aula perché è stato detto qualcosa che non ha la benché minima possibilità di essere ascoltato – ha aggiunto -: cioè che in qualche misura Costa Crociere avrebbe potuto prevedere un disastro simile. Questo è intollerabile diciamo che il presidente avrebbe dovuto impedire che simili sciocchezze venissero dette». Riguardo al danno punitivo De Luca ha affermato che «non esiste questo strumento nel nostro diritto. Per discutere ci vorrebbe un minimo di conoscenze giuridiche che questa mattina non ho visto in aula».

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