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Firenze, Giorno della Memoria: 28 medaglie ai deportati nei lager nazisti

Medaglie Memoria
Ventotto medaglie sono state consegnate agli ex deportati nei lager nazisti: ventisei alla memoria

FIRENZE – Due medaglie d’onore del Presidente della Repubblica sono state ritirate personalmente dagli ex deportati Donatello Artenzioli e Renzo Montini. Le altre 26 sono state assegnate, alla memoria, ai familiari di altrettanti ex internati nei lager nazisti.

Anche così a Firenze si è celebrato oggi 27 gennaio il Giorno della Memoria, per non dimenticare lo sterminio, in primo luogo degli Ebrei, la Shoah.

I prestigiosi riconoscimenti – in tutto 28 medaglie d’onore – sono state consegnate ai sopravvissuti dei lager dal prefetto Luigi Varratta, in una cornice inconsueta: il solenne Memoriale di Santa Croce, nel sottosuolo della Basilica, da poco restaurato, dove è in corso la mostra «1938-1945. La persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia».

Come detto, due medaglie sono state ritirate personalmente dagli ex deportati Donatello Artenzioli e Renzo Montini, mentre le altre 26, alla memoria, sono state assegnate ai familiari di Luciano Acidini, Alberto Agresti, Elio Bartolozzi, Giorgio Biagiotti, Max Boris, Agostino Catti, Alfredo Cioni, Siro Cocchi, Giuseppe Collini, Armando Donatini, Nunzio Donatini, Mario Fani, Benito Giuntini, Guido Lucchesi, Giuseppe Marinari, Giorgio Mengoni, Giuseppe Morozzi, Mario Piccioli, Amedeo Pierantoni, Candido Radicchi, Aldo Rovai, Carlo Rosati, Sergio Rusich, Remo Scalini, Vincenzo Scarpa e Angiolo Terinazzi.

A conferire le decorazioni, oltre al prefetto Varratta, anche i sindaci dei comuni di provenienza degli insigniti: Firenze, Barberino di Mugello, Capraia e Limite, Certaldo, Empoli, Firenzuola, Marradi, Palazzuolo sul Senio, Pelago, Pontassieve, Scandicci, Sesto Fiorentino e Vaglia. Per Firenze era presente l’assessore Elisabetta Meucci.

Nel corso della cerimonia, è stata letta la poesia «Ninna nanna de la guerra», un canto dalla connotazione pacifista scritto dal poeta dialettale romano Trilussa nel 1914, che ha avuto una grande risonanza negli anni della prima guerra mondiale.

Passato e presente che si coniugano insieme nel Giorno della Memoria per offrire un momento diverso di riflessione “su una delle pagine più buie che abbiamo vissuto in Europa”, ha detto il prefetto Varratta nell’aprire la manifestazione. “La sofferenza della deportazione di tanti italiani nei lager tedeschi – ha poi proseguito rivolgendosi agli insigniti – non è stata vana perché da essa è nato il nostro Paese libero e democratico“. “Vorrei che queste cerimonie non rimanessero eventi fini a se stessi e perché ciò non accada è necessario un impegno costante, giornaliero, di tutti e a tutti i livelli a mantenere alta la guardia, a non sottovalutare i pericolosi focolai che si vedono oggi nel mondo. La memoria è impegno – ha proseguito Varratta – che dobbiamo coltivare prima noi stessi per poi saperlo trasmettere ai nostri figli perché possano sviluppare gli anticorpi per combattere qualsiasi forma di discriminazione, intolleranza e odio razziale.”

Subito dopo il prefetto, è intervenutoAndrea Cappelliche ha portato la sua giovane testimonianza. Lo studente, che ora frequenta il secondo anno di Economia all’Università Sant’Anna di Pisa, da liceale è stato due volte ad Auschwitz con il Treno della Memoria, nel 2011 e 2013, come presidente del Parlamento regionale degli studenti. Ha visitato anche il lager di Dachau, mèta di una gita scolastica con i compagni del liceo Antonio da Sangallo di Chianciano Terme, dove risiede. Al termine di quei viaggi Cappelli ha sentito il dovere di trasmettere tutto quello che aveva visto. Così ha visitato decine di scuole, dalle medie alle università, ha partecipato a convegni e dibattiti, ha elaborato progetti insieme alle amministrazioni comunali. “I mostri del mondo si alimentano con l’inazione – ha detto lo studente – Non sono le sconfitte a ingrandirli, ma le rinunce” che in questo caso sono quelle “di chi non riesce a competere contro la forza mediatica di concetti xenofobi e razzisti”. “Arrendersi davanti alla demagogia, all’intolleranza, agli stereotipi – ha rimarcato – spiana la strada dell’odio. Il nostro compito è essere portatori di memoria attiva”.

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