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Riforme: dopo la rottura del Patto del Nazareno il settennato di Mattarella comincia in salita

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L’ingresso di Mattarella al Quirinale

Non si erano ancora sopiti i larghi consensi al discorso d’insediamento del Presidente della Repubblica che i giocatori, dimenticando i buoni propositi, hanno cominciato a dividersi, non facilitando certo il compito dell’arbitro imparziale e disattendendo addirittura il suo invito. Lacerazioni all’interno di Forza Italia, dichiarazioni di Brunetta: “il Patto del Nazareno non c’è più”, risposta di alcuni esponenti Pd: “andremo avanti da soli con le riforme, meglio che Forza Italia si sfili”. Il barometro politico non volgerà certo verso la calma in vista delle elezioni regionali, con la Lega di Salvini impegnata ad acquisire consensi anche al Sud e Ncd a sua volta diviso sulle scelte di Alfano. Mattarella, appena insediato nell’appartamento che fu di Ciampi al Quirinale, avrà il suo bel da fare per seguire e favorire il processo delle riforme, che il Governo, e l’Europa, ritengono indispensabili per il progresso del Paese. Ma, per comprendere meglio quale sarà l’impegno del Capo dello Stato, esaminiamo punto per punto contenuti e tempi dei provvedimenti in atto o in cantiere.

LEGGE ELETTORALE – Il 27 gennaio scorso in Senato sono stati approvati alcuni cambiamenti al testo dell’Italicum, rispetto a quello già votato alla Camera. Modifiche richieste dalla minoranza del Partito democratico (nuova soglia per accedere al premio di maggioranza; introduzione parziale delle preferenze; premio di maggioranza che ora va alla lista più votata e non alla coalizione). Mattarella, da giudice della Corte Costituzionale, bocciò il Porcellum proprio a causa del premio di maggioranza e delle liste bloccate, che nell’Italicum riaffiorano, anche se sono stati notevolmente modificati. Come si comporterà in quest’occasione?

RIFORMA DEL SENATO – L’obiettivo di porre fine al bicameralismo perfetto, attribuendo al Senato prerogative del tutto nuove, si sostanzia nella riduzione dei senatori da 315 a 100: novantacinque scelti dai Consigli regionali, cinque nominati dal Capo dello Stato. Il nuovo Senato non voterà più la fiducia al governo, ma potrà votare le riforme costituzionali, le leggi costituzionali, quelle elettorali degli enti locali, ratificare i trattati internazionali ed esprimersi anche su altre materie. Si tratterà, di senatori non eletti, non votati dal popolo. Il Capo dello Stato avrà da ridire?

TITOLO V – Il centrosinistra approvò nel 2001, con il minimo scarto e in chiusura di legislatura, la riforma del Titolo V della Costituzione, attribuendo alle regioni uno spropositato potere, mal utilizzato, su molte materie. La conseguenza ovvia è stata il sorgere di un elevato numero di conflitti di attribuzioni fra Stato e Regioni a causa della poca chiarezza sulle rispettive competenze. Con la ‘controriforma’, materie come energia, infrastrutture, salute e previdenza, tornano in mano allo Stato centrale. Inoltre ci saranno delle modifiche sui referendum. Tutti temi estremamente delicati. Ai quali Mattarella siamo sicuri dedicherà particolare attenzione.

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA – È uno dei tasti più controversi. Le polemiche che hanno accompagnato anche nel 2015 l’apertura dell’anno giudiziario, e i battibecchi a distanza fra magistrati e premier, hanno dimostrato come il tema sia ancora incandescente. Temi come il falso in bilancio, corruzione, tempi della giustizia, autoriciclaggio, ma anche amnistia, indulto, depenalizzazione dei reati minori e ferie dei magistrati, metteranno a dura prova il rapporto fra Renzi e il Capo dello Stato. Le pressioni, sull’uno e sull’altro, saranno inevitabili. La categoria dei magistrati farà sentire sicuramente la sua voce e metterà in campo il suo peso. Riusciranno i due Presidenti a sfuggire alla prevedibile manovra di accerchiamento?

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE – Il ministro Marianna Madia ha annunciato che la riforma della Pa si voterà in Senato la prossima settimana. La riforma prevede una stretta sulle assenze per malattia, la possibilità di licenziamento come sanzione disciplinare, una più seria valutazione dei risultati negli avanzamenti di carriera. Quando il provvedimento arriverà sulla scrivania del Capo dello Stato, Mattarella avrà comunque la possibilità di chiedere spiegazioni in famiglia, visto che il capo dell’ufficio legislativo del ministro – Bernardo Giorgio Mattarella – è il primogenito del presidente della Repubblica.

DECRETO FISCALE – Insieme alla riforma della giustizia, la norma contenuta della delega fiscale, che prevede la depenalizzazione di alcuni reati fiscali fino al limite del 3 per cento dell’imponibile è una di quelle più controverse. C’è chi la chiama norma “salva Berlusconi”, perché, secondo alcune interpretazioni, permetterebbe all’ex premier di veder cassata la condanna per frode fiscale nel processo Mediaset e, di conseguenza, di annullare gli effetti prodotti dalla legge Severino che hanno determinato la decadenza dell’ex Cavaliere dal parlamento. Ma Renzi ha anticipato che ci sarà una correzione del provvedimento, così da non causare polemiche e controversie politiche per evitare di mettere in difficoltà il Capo dello Stato.

La lista è già abbastanza lunga, come si può notare, ma nel frattempo salgono alla ribalta altre controversie a livello internazionale, con la Bce e la Ue che hanno già rintuzzato le smanie antiausterità del nuovo governo greco. Non dimenticando poi le minacce del terrorismo islamico, e gli interventi, anche normativi, che il Governo sta predisponendo in queste ore. Anche in queste delicate situazioni ci aspettiamo un intervento equilibrato, ma fermo, del Capo dello Stato.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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