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Schettino in aula al processo sul disastro della Concordia

Concordia, il difensore di Schettino: «Va assolto, fu un maledetto incidente in mare»

Schettino in aula al processo sul disastro della Concordia
Schettino, imputato al processo sul naufragio della Concordia

GROSSETO – Dovrebbe arrivare dopodomani, mercoledì 11 febbraio – o al più tardi entro questa settimana – la sentenza del tribunale di Grosseto per Francesco Schettino, ex comandante della Costa Concordia, naufragata al Giglio nella notte fra il 13 e 14 gennaio 2012. Una notte con 32 morti.

Per l’imputato l’accusa ha chiesto 26 anni di carcere, e l’immediato arresto per 3 mesi onde evitare il pericolo di fuga, per omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, naufragio colposo e abbandono di nave.

Oggi, 9 febbraio, si è conclusa l’arringa dei difensori di Schettino. L’avvocato Domenico Pepe ne ha chiesto l’assoluzione: «Non c’è nesso causale con i 32 passeggeri morti» ha dichiarato il legale. Secondo lui si è trattato di «fatti imprevisti, eccezionali, umanamente non prevedibili», un «maledetto incidente in mare». L’avvocato Pepe ha inoltre chiesto al collegio giudicante di «contenere la pena nei minimi edittali» e di tenere conto delle attenuanti generiche.

Nella «vostra sentenza siate in grado di ridare a questo Paese e alla marineria italiana un’immagine che troppo velocemente hanno voluto offuscare – ha arringato Pepe -. Siate obiettivi».

Il legale di Schettino non ha risparmiato il comandante Gregorio De Falco: «Francesco Schettino chiede alla capitaneria di Porto Santo Stefano dove siano i natanti di soccorso, perché non li vede, e chiede che le motovedette si portino tra la terra e la nave dicendo che ‘le persone sono qui, dove la nave si è abbattuta’. Dopo arriva la telefonata di De Falco il quale si sente inviperito dalla contestazione di Schettino, che diceva che le motovedette erano in un punto sbagliato».

«Ecco – ha continuato il legale – perché la reazione di De Falco che con quella telefonata ha infangato la marineria italiana e gli italiani. Fu una ritorsione di De Falco, che non faceva parlare Schettino».

Aspre parole anche contro l’ad di Costa Crociere Michael Thamm («ha interferito nel processo») e l’equipaggio della nave («avevano una preparazione penosa»). Ribadita quindi la linea secondo cui se Schettino non avesse aspettato a dare l’ordine di evacuazione sarebbero morte molte più persone. A margine dell’udienza, Pepe ha detto di sperare in «una sentenza equilibrata. Per un fatto colposo non si è mai vista una richiesta di pena del genere, nemmeno per un terrorista o un associato criminale».

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