Toscana, elezioni regionali: svanito l’incubo delle primarie, il Pd ricandida Rossi. Per ordine di Renzi
FIRENZE – Una settimana dopo il fallito tentativo dell’ex sottosegretario del secondo Governo Prodi, Luciano Modica, di presentare le 9 mila firme necessarie per sfidare Enrico Rossi alle primarie del Pd, il governatore uscente suona la carica. Le primarie, appunto, non ci saranno, Rossi resta l’unico candidato di tutto il partito democratico alla presidenza della Regione alle prossime elezioni toscane di maggio. Viene così rispettata la promessa che Matteo Renzi fece al suo ex nemico (fino a qualche anno fa, Rossi e Renzi si detestavano pubblicamente) durante le vacanze al Forte dei Marmi, nei giorni di Ferragosto. Così oggi, 9 febbraio, Dario Parrini, segretario regionale del partito, ha ufficializzato la ricandidatura del governatore uscente. E probabilmente rientrante.
«L’UOMO GIUSTO»Per Parrini, l’attuale presidente toscano è «l’uomo giusto» per guidare ancora la Regione. Per quanto riguarda le alleanze, Parrini ha spiegato che «noi stiamo lavorando al programma e partire da questo apriremo un confronto, con la maggioranza attuale e con le forze politiche compatibili», escluso, però, a quanto sembra, il Movimento 5 Stelle.
NO TASSE – «In questi anni la Toscana si è rimessa in piedi – ha detto Rossi – e adesso, avendo dimostrato che non ci siamo piegati per la crisi, ci proponiamo per la prossima legislatura di essere speditamente in cammino e se possibile di correre». «Abbiamo bisogno – ha sostenuto – di adeguate infrastrutture e di una regione in cui, andando verso il ridimensionamento della spesa pubblica, senza il quale c’è solo l’aumento delle tasse che non faremo, riusciamo a mantenere un’alta qualità di servizi erogati ai cittadini. E al centro del nostro impegno ci sarà il lavoro».
«GRAZIE RENZI» – Il governatore uscente ha poi ringraziato il partito e il premier Matteo Renzi per averlo ricandidato: «Renzi non era tenuto a ricandidarmi, io non glielo avevo chiesto e tra di noi non c’è nessun accordo sottobanco».
MONTE DEI PASCHI – Il governatore ha poi toccato numerosi temi delle vicende politiche ed economico-finanziarie toscane. In particolare il Monte dei Paschi di Siena. «Abbiamo capito anche noi che il Monte dei Paschi dovrà trovare dei partner per uscire dalla situazione in cui si trova – ha dichiarato – ma abbiamo bisogno di un istituto autonomo, libero da condizionamento, e poi ci permettiamo di avanzare una richiesta, ovvero che si possa mantenere a Siena un centro direzionale, un centro di autonomia della stessa azienda».
JOBS ACT – In merito al Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro voluta dal premier Matteo Renzi, «penso che dovevamo procedere a sinistra con un ordine diverso – ha sostenuto il governatore uscente -: oggi esiste un problema enorme che è dare quel minimo di protezione sociale e di garanzie a quei tanti che sono precari e che spesso vivono in condizioni di sfruttamento. Su questo avrei incalzato maggiormente il presidente del Consiglio», e poi «siamo l’unico paese che non ha un salario minimo garantito, e non mi pare che questa sia una grande conquista sociale».