Concordia, Schettino: «Anche io morto quella sera». Giudici in camera di consiglio. Attesa per la sentenza
GROSSETO – Dopo 3 anni e un mese dalla tragedia la giustizia sta per portare a compimento il suo corso. A breve, nella giornata di oggi 11 febbraio, o al più domani 12, i giudici renderanno nota la sentenza del processo di primo grado sul naufragio della Costa Concordia che vede imputato il comandante della nave: Francesco Schettino. Nella notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012 la Costa Concordia, con oltre 4 mila passeggeri a bordo, entrò in collisione con gli scogli di fronte all’Isola del Giglio: morirono 32 persone.
Adesso il comandante Schettino rischia 26 anni di carcere e 3 mesi di arreso immediato per evitare il pericolo di fuga, secondo quanto richiesto dal pubblico ministero. È accusato di omicidio colposo (32 vittime), di lesioni colpose (157 feriti), di naufragio, di false comunicazioni all’autorità marittima e infine, l’accusa forse più infamante per un uomo vissuto in mare, di abbandono della nave.
Alle 12.20 di oggi, 11 febbraio, il presidente Giovanni Puliatti, annunciando il ritiro in camera di consiglio del suo collegio, ha detto che non ci possono essere previsioni sul momento della lettura del dispositivo, ma che alle ore 19 – se non ci sarà la sentenza – ci sarà una comunicazione della cancelleria del dibattimento. La camera di consiglio – con Puliatti i giudici a latere Sergio Compagnucci e Marco Mezzaluna – si svolge per motivi logistico-organizzativi tra il Teatro Moderno e il tribunale di Grosseto.
In una deposizione spontanea oggi ha espresso alcune dichiarazioni lo stesso Schettino. Il 13 gennaio 2012 «sono in parte morto anche io» ha detto. «Sono stato accusato di mancanza di sensibilità per le vittime: cospargersi il capo di cenere è un modo per esibire i propri sentimenti», scelta «che non ho fatto. Il dolore non va esibito per strumentalizzarlo», ha aggiunto. Poi ha parlato di «momenti di dolore che ho condiviso coi naufraghi a casa mia», ma si è messo a piangere e si è interrotto. L’imputato attenderà l’esito della sentenza con i suoi avvocati in una località vicino a Grosseto.