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Gli anni Sessanta e il declino della Dc

Firenze, 13 febbraio 2014 – Gli anni Sessanta, con il boom economico e i primi effetti della società dei consumi, sono stati un periodo cruciale per la società italiana. Come reagì il pensiero cattolico di fronte ai tumultuosi mutamenti in atto a quell’epoca? Attorno a questa domanda ruota il saggio di Tommaso Cioncolini «Basta con la DC!» (Polistampa, pp. 248, euro 18), un ampio affresco storiografico che permette al lettore di penetrare nei meandri complessi del mondo cattolico, ecclesiale e laico, in un decennio cruciale della storia della Democrazia cristiana prima della frattura del ’68. Cioncolini, nato nel 1980, è dottore di ricerca in “Storia, politica e Istituzioni dell’area euromediterranea nell’età contemporanea” presso l’Università degli studi di Macerata. La sua indagine, svolta analizzato fonti inedite e materiale d’archivio, e ponendo la lente d’ingrandimento sopra alcune questioni poco dibattute, si concentra su una fase storica in cui l’unità dei cattolici rivela i primi sintomi di declino e di debolezza, prima della bufera del ’68 e dell’autunno caldo. Mentre si succedono eventi di grande rilevanza religiosa, come il Concilio Vaticano II, o diplomatico-militare (basti pensare alla guerra in Vietnam), sono in atto importanti fenomeni sociali tra cui i processi di urbanizzazione verso le grandi città industriali del nord e verso le megalopoli meridionali, e la radicale trasformazione della famiglia, che apre alla donna prospettive culturali e lavorative prima impensabili.

“Tutto questo”, spiega lo storico Sandro Rogari nell’introduzione, “avrebbe dovuto comportare una grande revisione culturale della Democrazia cristiana proprio per mantenere salda una rappresentanza politica che non poteva più essere ricondotta ai vecchi moduli. Questa revisione mancò o fu insufficiente”. Concentrandosi sui rapporti tra la classe politica democristiana e il mondo della cultura cattolica, analizzando i grandi temi del dibattito culturale e sociale (dalla musica alla tecnologia, dalle migrazioni interne allo sviluppo industriale, dal “benessere” alle forme di protesta), il saggio fa emergere nuove letture delle principali ideologie del Novecento e amplia la riflessione su alcuni protagonisti di quell’epoca come Giorgio la Pira, Amintore Fanfani, Corrado Corghi e monsignor Giuseppe d’Avack.

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