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I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

Marò: tre anni fa l’incidente nel quale morirono i due pescatori. Senza processo, odissea infinita

I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
I due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

NEW DELHI – Sono passati tre anni da quando è iniziata la vicenda dei nostri marò: è stato infatti il 15 febbraio del 2012 che due pescatori indiani morirono a causa di due fucilate che li colpirono a bordo della loro barca al largo delle coste del Kerala. Di questa uccisione vengono accusati i due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, in servizio anti-pirateria sulla petroliera Enrica Lexie. Ne è nata una controversia con l’India sulla giurisdizione del caso che non ha trovato ancora soluzione. Latorre -che è in convalescenza dopo l’intervento al cuore di qualche settimana fa- al momento è in Italia; Girone rimane ancora in India, da tempo alloggiato nella dependance annessa all’ambasciata italiana di New Delhi. I due in realtà non sono mai stati formalmente incriminati, nè è quindi mai iniziato, a distanza di tre anni, il processo.

CORTE SUPREMA – L’ultimo pronunciamento sul caso, il 14 gennaio quando la Corte Suprema concesse un’ulteriore proroga per convalescenza di tre mesi a Latorre, operato la cuore il 5 gennaio e che sarebbe dovuto tornare il 16 in India. La loro vicenda ha scatenato un lunghissimo, e finora inefficace, braccio di ferro diplomatico tra Italia e India su immunità e giurisdizione, che va avanti da tre anni e ancora non è stato risolto da nessuno dei governi che si sono succeduti da quel 15 febbraio, Monti, Letta e ora Renzi.

MONTI – Monti fu l’autore della decisione – a cui Napolitano non pose obiezioni – di rimandare i due marò in India dopo che erano a suo tempo tornati in Italia per trascorrere le vacanze di Natale in famiglia. Renzi ha detto a più riprese che la questione è in cima alla sua agenda e che è in corso un dialogo con l’India per arrivare a una soluzione consensuale. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento, ha invitato il governo a “continuare a dispiegare il massimo impegno” in modo da trovare “al piu’ presto” un conclusione positiva, che garantisca il loro rientro in Patria.

INDIA – Il premier indiano, il nazionalista indù Narendra Modi, che durante la campagna elettorale aveva
usato parole di fuoco contro i due militari italiani, secondo molti analisti indiani ha capito che il ‘muro contro muro’ con l’Italia (e l’Ue) non gli conviene e ora e’ disponibile a una soluzione consensuale che non nuoccia troppo a nessuna delle due parti.

TRIBUNALI – Sul piano giudiziario, da mesi la vicenda, ‘persa’ nei complicati meandri dei tribunali indiani, e’ in una fase di stallo. Il governo italiano in realtà non riconosce la giurisdizione indiana: la sparatoria del febbraio 2012 è avvenuta in acque internazionali e dunque i due marò dovrebbero essere processati in Italia. L’India invece rivendica la sua competenza perche’ l’incidente sarebbe avvenuto nelle zona contingua (oltre le 12 miglia nautiche, le uniche giuridicamente considerate acque territoriali) a quella costiere poste sotto la sua giurisdizione.
Non solo. L’Italia sostiene che i due militari, essendo in missione antipirateria e operando dunque come organi dello Stato, erano coperti dall’immunita’ funzionale. Di fronte all’impasse, il governo italiano ha sempre la possibilità aprire quell’arbitrato internazionale che finora è stato ‘congelato’ intravedendo una soluzione diplomatica con New Delhi. Ed è questo l’obiettivo per cui si continua a lavorare.

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