Premio «Impresa + Innovazione + Lavoro» a Pnat per Jellyfish: la serra che galleggia sull’acqua
FIRENZE – Contatti con aziende asiatiche che operano nell’area dell’Oceano Indiano, un occhio alle possibilità di sviluppo in Qatar, trattative con almeno due potenziali acquirenti dei propri prodotti, e investitori esteri che si affacciano interessati. È il biglietto da visita di tutto rispetto che può esibire la Pnat srl, giovanissima start up fiorentina, spin off dell’Università del capoluogo toscano, che compie in questi giorni il suo primo anno di vita.
E che è già sulla cresta dell’onda almeno per due buoni motivi: lunedì 16 febbraio ha ricevuto il premio «Impresa + Innovazione + Lavoro» del Consiglio regionale toscano, per la sezione start up, appunto; e dal prossimo mese di maggio sarà presente come azienda all’Expo, il maggiore evento espositivo mondiale, che si svolgerà a Milano fino al 31 ottobre 2015.
Fra i padiglioni della fiera meneghina il team dei 6 di Pnat – 4 donne e 2 uomini – presenterà i propri prodotti a cominciare da quello di punta: Jellyfish Barge, una serra modulare per coltivare e far crescere le piante costruita sull’acqua, particolarmente innovativa, per l’invenzione della quale Pnat ha vinto il premio del Consiglio regionale.
Si tratta di una installazione edificata sopra una piattaforma galleggiante di forma ottagonale, in corso di sperimentazione sul canale dei Navicelli, che da Pisa collega l’Arno alla darsena di Livorno. È composta da una base in legno di circa 70 metri quadri, che galleggia su dei fusti in plastica riciclati, e da una serra in vetro sorretta da una struttura di legno. Ne spiega le caratteristiche Camilla Pandolfi, membro del team di Pnat, guidato dal professor Stefano Mancuso.
Quali sono gli elementi più innovativi di Jellyfish Barge?
Almeno due: il sistema idroponico di coltivazione delle piante all’interno della serra (una tecnica che garantisce un riuso permanente dell’acqua e quindi risparmio fino al 70% rispetto alle culture tradizionali, ndr.), ma soprattutto la capacità di Jellyfish di risparmiare acqua, tramite un impianto di distillazione solare, dando nutrimento alle piante stesse. La distillazione solare è un fenomeno naturale: nei mari, l’energia del sole fa evaporare l’acqua, che poi ricade sul suolo come acqua piovana. In Jellyfish si replica, in piccolo, il ciclo: si fa evaporare l’acqua che giunge alla serra dal canale dei Navicelli, e che è in parte dolce e in parte salata, il vapore prodotto viene fatto ricondensare tramite appositi fusti, e alla fine l’acqua riottenuta è distillata. In serra ai Navicelli coltiviamo al momento soprattutto insalata, cavoli e bietola.
È un meccanismo che consente il riciclo continuo delle sostanze necessarie a coltivare in serra. Ma perché dovrebbe costituire una svolta determinante?
Si tratta di un sistema che consente di garantire sicurezza idrica e alimentare fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti. Come lei sa, siamo in un pianeta dalle risorse limitate. E gran parte dei terreni potenzialmente coltivabili è concentrata in poche aree geografiche, mentre in molti Paesi del Medio Oriente, dell’Africa o dell’Asia del Sud, dove la popolazione cresce moltissimo, si è vicini a raggiungere i limiti della disponibilità di terra agricola.
La Banca Mondiale stima che sulla Terra, fra 35 anni, nel 2050, la popolazione sarà di circa 10 miliardi di persone, contro i 7 miliardi di oggi, con una conseguente richiesta di cibo in aumento del 60-70%. Jellyfish Barge come può contribuire ad affrontare il problema?
La nostra serra è stata pensata per sostenere circa due nuclei familiari, è di dimensioni contenute per rendere semplice e fattibile la sua costruzione anche in condizioni economiche precarie. È modulare, per cui un singolo elemento è completamente autonomo, mentre più serre affiancate possono garantire la sicurezza alimentare per un’intera comunità.
In collaborazione con laFondazione per la Ricerca e l’Innovazione
ARTICOLI PRECEDENTI: cliccare sul Tag Premio Impresa+Innovazione+Lavoro