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TFR in busta paga: sarà possibile averlo dal 1 marzo. Vantaggi e svantaggi

Il Governo e il TFR
Il Governo e il TFR

A partire dal 1° marzo sarà possibile ottenere mensilmente l’anticipo del Tfr (il trattamento integrativo della retribuzione, la classica liquidazione) direttamente con lo stipendio. Si tratta di un’opportunità temporanea (dura tre anni), e non un obbligo, concessa ai soli dipendenti del settore privato.

Illustriamo nel dettaglio come fare per richiederlo e, grazie alle simulazioni della Uil, quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi per i lavoratori che vorranno aderire.

SCELTA IRREVERSIBILE – Intanto va subito chiarita l’irreversibilità della scelta di avere il Tfr in busta paga. Una volta scelto di aderire, per tre anni non sarà più possibile tornare indietro. Possono chiedere il trasferimento in busta paga del Tfr solo i dipendenti del settore privato con un contratto in corso da almeno 6 mesi.

ESCLUSIONI – Sono esclusi i dipendenti pubblici e i lavoratori di aziende in procedura concorsuale, in ristrutturazione del debito, con cassa integrazione straordinaria o in cig in deroga. Esclusi anche quei dipendenti che hanno utilizzato il Tfr maturato a garanzia di un finanziamento bancario.

RICHIESTA -Il lavoratore dipendente deve compilare il modello Quir in cui chiederà al proprio datore di lavoro di ricevere il tfr maturando in busta paga. La richiesta potrà essere fatta partire dal 1° marzo. In ogni caso il lavoratore potrà chiedere il Tfr in busta in ogni momento nel corso dei tre anni in cui sarà in vigore (1 marzo 2015 – 30 giugno 2018).

TEMPI – Per le aziende con più di 50 dipendenti, l’erogazione dovrà avere inizio entro il mese successivo alla richiesta del dipendente. Per le imprese con meno di 50 dipendenti, che dovranno rivolgersi all’apposito fondo bancario, tempi più lunghi: l’erogazione comincerà il mese successivo al via libera degli istituti di credito. Serviranno tre mesi.

SIMULAZIONI UIL – Vediamo ora le simulazioni della Uil sui pro e i contro di avere il Tfr in busta. Per un reddito di 23 mila euro (imponibile medio lavoratori dipendenti), in busta paga potrebbero scattare 97 euro medi mensili in più, che salgono a 105 euro per i redditi di 25 mila euro e a 125 euro per i redditi di 35 mila euro, mentre scendono a 76 euro mensili per un reddito da 18 mila euro.

TASSAZIONE – Al posto della tassazione separata, che regola sia l’anticipo, sia la liquidazione del TFR, la suddivisione in rate mensili comporta però l’applicazione dell’aliquota marginale IRPEF (cioè quella corrispondente all’ultimo scaglione in cui si colloca il maggior reddito erogato). Ciò significa, che un reddito di 18 mila euro lordi sul TFR annuo pari a 957 euro al posto del 23% pagherà il 27%; un reddito di 23 mila euro, su un TFR annuo maturato di 1.209 euro pagherà sempre il 27% anziché il 23,9%; un reddito di 35 mila euro su un TFR annuo pari a 1.806 euro pagherà il 38% anziché il 25,3%. In soldoni, fa notare la UIL, la tassazione ordinaria è mediamente più pesante di 50 euro annui per un reddito di 23 mila euro con punte di 307 per un reddito di 35 mila euro.

ISEE – Chi sceglierà l’opzione del TFR “mensilizzato” in busta paga, avrà effetti penalizzanti sulla propria situazione reddituale finale. “Il TFR in busta paga – spiega Guglielmo Loy, segretario Uil – fa alzare il reddito ISEE, con un effetto “domino” sul sistema agevolato delle tasse e tariffe locali (asili nido, mense scolastiche, tasse universitarie ecc.)”. “Ad esempio, abbiamo calcolato – prosegue Loy – che un reddito ISEE di 12.500 euro a Milano paga una tariffa degli asili nido di 103 euro mensili, mentre con un ISEE di 12.501 euro la tariffa sale a 232 euro mensili (più 129 euro al mese)”. Sempre per una mensa scolastica, a Roma, il costo con un reddito ISEE di 12.500 euro è di 50 euro mensili, mentre se si supera anche di 1 euro tale soglia, il costo sale a 54 euro mensili. A Torino una famiglia che ha un reddito ISEE di 12.999 euro, con il TFR in busta paga supera il reddito di 13 mila euro e per la Tassa sui rifiuti invece di pagare 156 euro medi l’anno ne pagherà 202 euro, con un aggravio di 46 euro. Inoltre, per effetto della tassazione ordinaria al posto di quella separata si avranno delle penalizzazioni di 330 euro medi l’anno, tra maggiore tassazione (50 euro medi l’anno) e minori sgravi fiscali (280 euro medi l’anno).

DETRAZIONI – Il Tfr in busta paga, che sarà comunque escluso dal reddito complessivo per il bonus di 80 euro, si cumulerà con il reddito prodotto nell’anno e inciderà sulla determinazione delle detrazioni d’imposta (NO TAX Area e Detrazioni per familiari a carico, sugli assegni familiari). Ad esempio, considerando le sole detrazioni di imposta (No TAX AREA, carichi di famiglia), un reddito di 23 mila euro ci rimetterà mediamente 280 euro l’anno.

Sulla base di questi elementi i lavoratori potranno fare la scelta, ma sembra che quest’opportunità non sia considerata molto valida dalla maggior parte dei lavoratori. Anche quest’operazione sarà un insuccesso, ai fini del rilancio dei consumi, come gli 80 euro in busta paga?

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