Premio «Impresa + Innovazione + Lavoro» a Space Dynamics Services per Ceod: un software che sorveglia gli asteroidi
FIRENZE – Il lavoro che fanno loro lo fanno solo alla Jet Propulsion Laboratory della Nasa, negli Stati Uniti. E consiste in un compito da Piccolo Principe dello spazio: calcolare e sorvegliare costantemente le probabilità dell’impatto degli asteroidi prossimi alla Terra con il nostro pianeta.
Il Piccolo Principe, creato dalla fantasia di Antoine de Saint-Exupery, proveniva dall’asteroide B612; loro, più semplicemente lavorano da Navacchio, sulla piana di Pisa. Con la città della Torre hanno un rapporto stretto: laSpace Dynamics Services srl, è infatti una start up nata nel maggio 2011, già spin off dell’Università di Pisa, fondata dal professor Andrea Milani Comparetti, Ordinario di Fisica Matematica, e presieduta da Fabrizio Bernardi, astronomo, classe 1972.
Con il progetto «CEOD-Motore computazionale per la determinazione di orbite di oggetti spaziali», Space Dynamics ha vinto il premio «Impresa + Innovazione + Lavoro» del Consiglio regionale toscano, per la categoria delle start up. A ritirare il riconoscimento è stato proprio Fabrizio Bernardi.
Dott. Bernardi, come funziona il motore computazionale Ceod?
È una libreria-software per il dimensionamento degli oggetti spaziali. Per gli asteroidi ma non solo. È un software che si può adoperare per molti usi: ad esempio per monitorare i detriti nello spazio, affinché non ci danneggino. Deve elaborare molti dati in brevissimo tempo.
Il monitoraggio del movimento degli asteroidi è il vostro «core business», se così si può dire
Abbiamo creato NeoDys, una piattaforma web per offrire i servizi di informazione su ciascuno degli asteroidi più vicini al pianeta Terra: si tratta di circa 450 asteroidi. Ogni ora, tramite i dati elaborati dagli astronomi di tutto il mondo, noi aggiorniamo grazie a NeoDys il calcolo delle probabilità che ciascuno di questi corpi celesti ha di impattare con la Terra da qui a 100 anni.
Qual è il rischio che un’asteroide arrivi sulla Terra con un impatto violentissimo?
Sono probabilità molto basse. Per esempio: sappiamo che vi sono asteroidi che fra 170 anni potranno impattare con un 3 per 1000 di possibilità. La cosa importante è però sviluppare scientificamente queste capacità di calcolo. Basti pensare che solo alla Nasa, al Jet Propulsion Laboratory, gli scienziati statunitensi svolgono un lavoro simile al nostro.
In Italia la ricerca scientifica è costantemente penalizzata. Come si può competere con le capacità di sviluppo degli Stai Uniti a livello di studi, tecnologia e scoperte spaziali?
Il «jump» tecnologico con gli Usa è grande. C’è un solo modo: unendo le forze di tutti i paesi europei a livello di Esa (Agenzia spaziale europea, ndr.). Anche sotto il profilo dei mezzi economico-finanziari per la ricerca, e delle specifiche di ciascun paese. Germania e Francia, ad esempio, sono al top per i radar, ma l’Italia lo è per i telescopi. Eppure ci sono telescopi che costano 10 milioni di euro, o anche centinaia di milioni. Se ciascun Paese mette una parte dei finanziamenti e le proprie capacità insieme a quelli degli altri, possiamo farcela. E bene.
In collaborazione con laFondazione per la Ricerca e l’Innovazione
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