Terrorismo, Isis: documento di minacce in Italiano diffuso sul web
ROMA – Un documento dell’Isis redatto in italiano si rivolge direttamente ai nostri concittadini. Le 64 pagine scritte da un italiano affiliato allo Stato Islamico sono indirizzate principalmente ai musulmani d’Italia, ma sono aperte anche a tutti gli altri. Il titolo del testo è: «Lo Stato islamico, una realtà che ti vorrebbe comunicare». Lo scritto è stato scovato sui siti online jihadisti da Wikilao, pagina online di analisi strategica e sociale.
ISIS – Il testo ripropone in 13 capitoli tutti i temi cari alla propaganda jihadista. Tra le altre cose si legge: «I più importanti obiettivi da raggiungere fissati dalla politica dello Stato Islamico sono propagare la conoscenza Islamica, correggere la comprensione della gente sulla religione, chiarire la verità».
SICUREZZA – Poi viene fatta molta pubblicità al fatto che nei Paesi e nei territori amministrati dall’Isis ci sia una ‘reale sicurezza grazie all’applicazione della Sharia e delle punizioni regolate dal Libro di Allah’. Tanto per intenderci (questo il documento non lo dice) la Sharia prevede tra le altre cose la pena di morte (solitamente per lapidazione) nei casi di omicidio di un musulmano, adulterio, bestemmia contro Allah, apostasia e omosessualità. Il documento insiste sulla maggiore sicurezza degli Stati in cui comanda l’Isis dicendo che in quei territori la criminalità è scesa del 90%. Si sottolineano poi le campagne anti-fumo e anti-alcol e si promette ‘benzina gratis per i più bisognosi’.
MINACCE – Oltre a queste analisi e promesse ci sono poi gli annunci e le minacce. Il messaggio principale è una vera e propria chiamata alle armi: «Accorrete Musulmani, questo con il permesso di Allah è il Califfato Islamico che conquisterà Costantinopoli e Roma come Muhammad profetizzò». Per poi aggiungere un altrettanto esplicito: «Accorri al supporto del Califfato Islamico» con tanto di cartina che segna tutti i Paesi in cui ci sono soldati dell’Isis: Algeria, Nigeria, Ciad, Libia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen.
Un altro messaggio inquietante, che aggiunge, se ce ne fosse bisogno, ulteriore credibilità e attualità all’allarme lanciato dai nostri servizi.