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Camillo Cipriani A5c37d06

TFR in busta paga: un flop. Finora solo il 6% dei lavoratori l’ha chiesto

Tfr in busta paga
Tfr in busta paga

L’adesione dei dipendenti privati all’opportunità di richiedere il trattamento di fine rapporto in busta paga è ancora scarsa. Lo segnala Confesercenti che, in base a un sondaggio condotto con SWG, rileva come ad oggi ne abbiano fatto richiesta appena 6 dipendenti su 100, e solo un altro 11% vorrebbe farlo entro la fine del 2015.

LAVORATORI – La stragrande maggioranza dei dipendenti (l’83%) lascerà invece accumulare il trattamento di fine rapporto nell’impresa in cui lavora, come avvenuto finora. Le imprese confermano le risposte dei dipendenti: l’82% non ha ricevuto o pensa di non ricevere richieste di TFR in busta paga da parte dei propri dipendenti. I lavoratori che hanno scelto di avere il TFR su base mensile, secondo i dati di Confesercenti, utilizzeranno la liquidità aggiuntiva soprattutto per saldare debiti pregressi, destinazione indicata dal 24% del campione. Il 20% lo destinerà alla previdenza integrativa, mentre solo il 19% lo impiegherà per acquisti di vario genere. Il 35%, invece, non ha ancora un programma.

TFR – Tra le ragioni alla base della mancata adesione, invece, c’è soprattutto la volontà di non erodere la liquidazione da riscuotere a fine rapporto di lavoro, opzione indicata dal 58% di chi lascerà accumulare il TFR in azienda. Una percentuale significativa, che dimostra come il TFR venga percepito ancora da gran parte degli italiani come una forma di risparmio e di tutela per il futuro. Ma c’è anche un rilevante 30% che dichiara di non avere approfittato dell’opzione per via dell’eccesso di fisco: il TFR, se percepito in busta paga, viene infatti tassato con aliquota ordinaria, e non ridotta come quando viene preso alla fine del rapporto di lavoro.

ISEE – Oltretutto Confesercenti segnala come il Tfr in busta paga incida negativamente sulle tabelle ANF (Assegni per il nucleo familiare) e sulla determinazione dell’ISEE: una questione decisiva soprattutto per le fasce di reddito più deboli, che sarebbero dovute essere le principali beneficiarie del provvedimento. Infine, c’è un 10% che dichiara di non aver richiesto il TFR in busta paga per non creare difficoltà all’azienda: un dato che, secondo l’associazione, evidenzierebbe un “rapporto di fiducia tra le imprese – in particolare le PMI – ed i dipendenti, soprattutto in un periodo di crisi così dura”.

IMPRESE – D’altronde, secondo l’associazione, il 58% delle imprese che dovranno erogare il TFR in busta paga ritiene che si creeranno problemi di liquidità, visto che il sistema del credito non aiuta: il 79% delle imprese segnala di avere avuto difficoltà ad ottenere i finanziamenti necessari dalle banche. Nonostante questo, però, solo il 2% dei dipendenti segnala che sul luogo di lavoro è stato sconsigliato di fare richiesta, indice della disponibilità delle imprese a concorrere alla buona riuscita del provvedimento.

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