Vallombrosa, uragano del 5 marzo: sono 20 mila gli alberi sradicati
VALLOMBROSA – Sarebbero 15 mila, forse anche 20 mila, gli alberi abbattuti in una notte dal vento nella foresta di Vallombrosa, lo scorso 5 marzo. Il paesaggio è cambiato. In terra fusti di abeti ultracentenari distrutti, sradicati, sollevati e buttati giù da raffiche che hanno raggiunto i 150, 160 chilometri orari, un uragano che per ore si è tenuto sui 100 all’ora.
Solo dopo una decina di giorni si cominciano a vedere bene i danni causati dalla tempesta del 4 e 5 marzo nella riserva a sud di Firenze che si estende per 1.500 ettari tra i 600 e i 1400 metri di quota e che è tra gli scrigni naturalistici più studiati e di maggior pregio.
«Non si può essere più esatti in questo momento – spiega Luca Torrini del Corpo Forestale dello Stato e direttore della riserva naturale biogenetica di Vallombrosa – perché il bosco è impenetrabile e non ci possiamo avvicinare, è rischioso; abbiamo liberato una strada ma le altre sono ostruite e ci sono piante pericolanti dappertutto».
A Vallombrosa si coltiva soprattutto abete bianco, conifera, e faggio, una latifoglia che invece ha retto meglio al vento. Nel disordine di piante stroncate ovunque, tra le vittime illustri c’è anche una scorta immensa di alberi di Natale. Non è la produzione principale della riserva ma rende l’idea.
Ora ci sono decine di migliaia metri cubi di legname da rimuovere. Venti chilometri di strade interne sono invasi da fusti e rami piovuti a terra, e non sono percorribili. La fauna ha perso i punti di riferimento: sentieri da sempre percorsi da caprioli, cinghiali, daini, tassi, scoiattoli, cervi alla ricerca di cibo e acqua sono ostruiti.