Tav Firenze: uno degli indagati usava la scheda telefonica del sacerdote trovato morto suicida nel porto di Livorno
FIRENZE – Come in un giallo, dalle carte dell’inchiesta della procura fiorentina sulla corruzione negli appalti delle Grandi Opere affiora persino la misteriosa morte di don Giacomo Vigo.
Il giovane sacerdote, genovese, 42 anni, fu trovato cadavere – sarebbe morto suicida – nelle acque del porto di Livorno, alla Darsena Vecchia, lo scorso 5 agosto. Ebbene, la scheda con il numero telefonico del cellulare del prete fu più volte da uno dei 51 indagati, come risulta dall’ordinanza di custodia cautelare emessa ieri dal Gip di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti.
A usare il numero telefonico fu un suo cugino, l’ingegnere genovese e docente universitario Giorgio Mor, cognato dell’imprenditore Stefano Perotti, finito agli arresti per vari reati, dalla corruzione alla turbativa d’asta.
Il Mor – che a quanto risulta dalle intercettazioni telefoniche dei carabinieri si sarebbe interessato del figlio del ministro Maurizio Lupi – avrebbe chiamato più volte Perotti, come nel febbraio 2014, con la scheda telefonica intestata al sacerdote defunto. La scheda telefonica sarebbe stata ricaricata in almeno due occasioni – anche dopo la morte del sacerdote genovese -, nel dicembre 2014 e nel gennaio scorso.