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Acqua: in Toscana le bollette più care d’Italia. A Firenze, Pistoia, Prato, Grosseto e Siena costi alle stelle

Acqua: in Toscana viene pagata come se fosse oro
Acqua: in Toscana viene pagata come se fosse oro

ROMA – Che brutta classifica! E’ quella sull’acqua: Firenze e la Toscana accumulano il primato, assolutamente negativo, del caro bollette. A livello regionale capolista della poco gradevole classifica è, appunto, la Toscana: la spesa media in un anno è di 526 euro, con una variazione del 5,6% rispetto al 2013; inoltre, sette delle dieci città più costose sono capoluoghi toscani. Non sono da meno le altre regioni centrali: le Marche (451 euro), con una variazione del 5,1%, e l’Umbria (439 euro) con una variazione del 4,3%.

Risulta dall’indagine sui costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel corso del 2014, realizzato dall’Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva, e presentato in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra il 22 marzo. Secondo il report è infatti in aumento vertiginoso il costo dell’acqua: più 52,3% rispetto al 2007”.

Più virtuose le regioni del nord: delle 10 città più economiche, cinque di esse sono capoluoghi delle regioni settentrionali. Prendendo in considerazione le singole componenti del servizio idrico integrato, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata nella città di Reggio di Calabria (355 euro) con una spesa di oltre 39 volte superiore a quella riscontrata nella città di Aosta (9 euro). Depurazione e fognatura costano complessivamente di più a Carrara (298 euro), circa 6 volte di più rispetto a Cremona (49 euro). La quota fissa più elevata è a Gorizia (99 euro), 28 volte superiore a quella di Milano (3,50 euro).

Fra i capoluoghi di provincia, le città più care sono quelle toscane: Firenze, Pistoia e Prato con 563 euro, seguono Grosseto e Siena con 562. Il primato positivo va ad Isernia (120 euro, tariffa invariata rispetto all’anno precedente); segue Milano con i suoi 136 euro (e un aumento dell’8,7%). I maggiori rincari rispetto all’anno precedente si registrano invece a Latina e Cuneo (+17%). Non è migliore il dato sulla dispersione idrica: in Italia in media il 37% dell’acqua immessa nelle tubature va sprecata, in aumento di tre punti percentuale rispetto al 2013. Il problema è particolarmente grave nelle aree meridionali del Paese, contraddistinte da perdite ben al di sopra della media nazionale: spiccano in negativo Calabria (60%) e Basilicata (58%). Non va meglio al centro: nel Lazio c’è una dispersione del 60% e in Abruzzo del 53%. Relativamente più virtuose la Valle d’Aosta con il 20% di dispersione, Marche e Trentino Alto Adige con il 26%.

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