Toscana, paesaggio, marmo, vigneti: caro Rossi, non faccia come Achille (Occhetto)
Accadde ventisei anni fa: maggio 1989. Una telefonata non salvò la vita a nessuno, ma ebbe due conseguenze: bloccò lo sviluppo urbanistico ed economico di Firenze e, un anno dopo, contribuì a far perdere all’allora Pci le elezioni amministrative. A un capo del filo (i cellulari non c’erano), da Roma, Achille Occhetto, segretario nazionale del partito comunista, dall’altro il segretario provinciale fiorentino, Paolo Cantelli. Impensierito dall’avanzata dei Verdi, e ingolosito dalla possibilità di stringere vantaggiosi accordi elettorali, Occhetto, attraverso quella telefonata, fermò la variante urbanistica Fiat-Fondiaria, ossia il progetto Novoli-Castello: che Palazzo Vecchio stava per portare alla fase attuativa dopo consultazioni con tutti, a cominciare dai sindacati (metalmeccanici in prima fila per il trasferimento della Fiat da Novoli a Campi Bisenzio).
STOP – Il progetto, se ben ricordo, prevedeva più o meno quello che è stato fatto, con tanti anni di ritardo a Novoli: palazzo di giustizia, nuovo polo universitario, zona residenziale nell’area di San Donato, davanti all’antichissima chiesa dalla quale erano partiti i crociati fiorentini. E’ vero che c’era anche il progetto di Castello, poi passato attraverso inchieste giudiziarie, ma nella stesura fatta da Palazzo Vecchio, e bloccata dalla telefonata di Occhetto, Novoli e Castello sembravano un tutt’uno compatibile con le esigenze dell’ambiente e del territorio. Poi, scindendoli, può essere successo qualcosa che non rientrava nei piani dell’amministrazione Pci-Psi, che guidò Palazzo Vecchio dal 1985 al 1990, e aveva preparato la variante.
MARMO – Dove voglio andare a parare con questa lunga premessa? Sul piano del paesaggio che la Regione Toscana sta per approvare in mezzo a mille difficoltà. E non senza qualche rischio. L’assessore all’urbanistica, Anna Marson, amica e seguace del professor Asor Rosa, ha messo nel mirino le cave di marmo delle Apuane e la coltivazione dei vigneti. Ossia due risorse economiche di eccezionale rilievo per la Toscana. Che potrebbero ricadere in vincoli stretti, capaci di strangolarle. Non entro nei meandri tecnici del provvedimento perchè esperti e burocrati sarebbero lì, con i loro lacci e lacciuoli, per mostrarmi commi e codicilli. Invece io penso che buon senso e ragionevolezza debbano prevalere al di là di quel che è inserito negli articolati degli azzeccagarbugli.
VIGNETI – Escavazione del marmo e coltivazione della vite sono attività che, in Toscana, si fanno da sempre. Il paesaggio è stato conservato e modellato così com’è anche per la cura con la quale sono state portate avanti queste attività. Ora migliorate e rese più sicure dalle nuove tecnologie. Un territorio deve vivere e deve dare da vivere. Una Toscana imbalsamata e inaccessibile a chi vuole viverci anche per produrre e dare posti di lavoro non serve a nessuno. Ci sono due parole da inserire in mezzo a vincoli e codicilli: sono il giusto equilibrio. Che può essere trovato senza imposizioni forzose che servono, certo involontariamente, a favorire concorrenze extratoscane e a impoverire ancor di più una regione in affanno. Che rischia un’altra forte penalizzazione per una scelta politica di mera conservazione. Che fa rima con imbalsamazione. L’ira e il furore di Achille, caro governatore Rossi, non portarono a lieto fini. Nell’Iliade, certo, ma nemmeno a Firenze.