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Firenze: rivive in due concerti gratuiti la più antica «Passione» polifonica

quartetto polifonico Clemente Terni
Il Quartetto Polifonico «Clemente Terni»

FIRENZE – Due concerti gratuiti in due delle nostre più belle basiliche per ascoltare un prezioso reperto musicale: la «Passione secondo Giovanni» per voce recitante e coro a quattro voci virili del fiorentino Francesco Corteccia (1502-1571), la più antica passione polifonica (con la parte per voce recitante in italiano) integralmente conservata. Ad eseguirla un gruppo di specialisti, il Quartetto Polifonico “Clemente Terni”.

Nel primo dei due concerti (domenica 29 marzo, ore 16) la voce recitante sarà quella del musicologo e musicista Padre Bernardo Francesco Gianni, priore di San Miniato al Monte; nel secondo (mercoledì 1 aprile, ore 18.30) sarà quella del Maestro Giuseppe Fricelli, titolare di una cattedra di pianoforte al Conservatorio Cherubini di Firenze, oltre che ben noto concertista.

La «Passione secondo Giovanni» risale al nefasto 1527, che vide Roma messa a sacco dai mercenari di Carlo V d’Asburgo e il Papa Clemente VII assediato in Castel Sant’Angelo.

In origine le composizioni passionali drammatiche erano monodiche; col tempo i tre ruoli dell’evangelista, di Cristo e delle “turbae” (la folla) sono stati suddivisi e quest’ultimo ruolo affidato eventualmente a un coro, che cantava comunque a una voce sola. Solo dal XV secolo inizia a farsi strada in questo genere la polifonia. La «Passione» di Corteccia, che evolve nel tipo responsoriale ed è un piccolo capolavoro anche a livello drammaturgico, è composta in uno stile rigorosamente polifonico (senza accompagnamento strumentale, che ancora, nel genere, non si usava), semplice e lineare, in cui prevale l’andamento omoritmico delle voci; questo per assicurare la comprensione delle parole e rendere, attraverso la musica, la drammaticità del testo sacro, che si identifica con le letture proprie della Settimana Santa previste dalla liturgia della Messa. Il racconto della Passione di Christo si snoda lungo due direttrici: la recitazione in volgare e gli interventi della folla in latino.
Nella «Passione secondo Giovanni» di Corteccia la narrazione evangelica viene interrotta nei momenti salienti da alcuni responsori tratti dalle profezie e dalle lamentazioni che rappresentano, secondo le intenzioni del compositore, momenti di divota meditazione. Questi inserti polifonici sono le pagine più ispirate e toccanti dell’opera; spiccano in particolare il «Tristis est anima mea», il «Caligaverunt oculi mei» e il «Tenebrae factae sunt», considerato un capolavoro del genere mottettistico. Dopo la morte di Cristo, il coro conclude col racconto della deposizione dalla croce e della sepoltura.

Ad introdurre l’importante reperto saranno eseguiti canti di passione e saetas di autori anonimi spagnoli del secolo XVI e due composizioni di Bartolomeo degli Organi, maestro del Corteccia. Di questo verranno accostati, seguendo un’idea di Clemente Terni, un frammento del salmo «Quis dabit capiti meo acquam» (di attribuzione invero non certissima) e la lauda «Guardate il Salvatore», documento importante perché vi sono state riscontrate proporzioni armoniche e numeriche simili a quelle della Crocifissione del Masaccio in Santa Maria Novella. Quanto ai “cantos de Pasión” e alle “saetas”, a tutt’oggi eseguite nelle strade e nelle piazze al passaggio della statua del Cristo il Venerdì Santo, sono composizioni a voce sola, fortemente melismatiche, costruite su nuclei melodici antichissimi, con modalità esecutive che affondano le proprie radici nel canto flamenco.

Basilica di San Miniato al Monte (via delle Porte Sante 34, Firenze), Domenica 29 marzo, ore 16

Basilica di Santa Croce (Piazza Santa Croce, Firenze), Mercoledì 1 aprile, ore 18.30

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