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Premio «Impresa+Innovazione+Lavoro» alla cooperativa Ulisse: le bici create dai detenuti ora sono un brand

Cooperativa Ulisse, il secondo da sinistra è Giovanni Autorino
Cooperativa Ulisse, il secondo da sinistra è Giovanni Autorino

FIRENZE – Quindici anni di crescita a Firenze adesso un riconoscimento importante a livello toscano. La cooperativa sociale Ulisse, nota in città per favorire l’avviamento al lavoro dei detenuti del carcere di Sollicciano tramite la ristrutturazione delle biciclette abbandonate, ha ricevuto il premio «Impresa+Innovazione+Lavoro» del Consiglio regionale toscano per il progetto «Piede libero Ri-Cicli. Idee in circolazione», ritirato dal presidente di Ulisse, Giovanni Autorino.

In origine, nell’anno 2000, fu l’idea imprenditoriale «Milleunabici»: le biciclette abbandonate provenienti dai depositi comunali, riparate e restaurate dai detenuti nelle officine del carcere fiorentino, venivano vendute e rimesse in circolazione. L’iniziativa ebbe subito successo. Tanto che nel 2006 si affiancò al progetto anche l’istituto minorile con l’apertura di un laboratorio-officina per la formazione di giovani meccanici.

Adesso, da un’idea di Catoni Associati, agenzia di pubblicità fiorentina attenta alle tematiche sociali, è nato il progetto «Piedelibero Ri-cicli»: le biciclette restituite a nuova vita dai detenuti del carcere di Sollicciano hanno adesso un nome e un marchio che le rende riconoscibili «e il restauro non è più solo funzionale, ma prevede uno studio di re-design che comprende colori e accessori», spiegano dalla cooperativa Ulisse.

Piedelibero quindi è un brand. Che comprende una linea di felpe, t-shirts e shoppers, e si propone di diventare un contenitore, all’interno del quale si identificheranno prodotti diversi tra loro provenienti dal mondo del carcere.

Ma l’obiettivo è quello di sempre: favorire il riavviamento al lavoro dei detenuti. «L’esaltazione di un valore etico – raccontano Giovanni Autorino e i suoi collaboratori – si affianca alla notevole qualità dei prodotti messi a disposizione di chi circola in libertà con le proprie idee». Imprenditorialità, idee, innovazione e quindi lavoro: sono ingredienti vincenti anche a partire dalla dura realtà del carcere.

In collaborazione con la Fondazione per la Ricerca e l’Innovazione

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Domenico Coviello

Giornalista

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