Fisco: Imu agricola 2014. Entro il 31 marzo 2015 è ancora possibile pagarla senza sanzioni
FIRENZE – Fino a martedì 31 marzo 2015 si potrà versare l’Imu agricola per l’anno 2014 senza alcuna sanzione. La scadenza originaria era il 10 febbraio, ma, in sede di conversione in legge del decreto (avvenuta il 24 marzo), il testo è stato ulteriormente modificato, riaprendo di fatto fino al 31 marzo i termini di pagamento. Ecco il testo definitivo dellalegge n° 34 del 24 marzo 2015 n° 34.
Questa ulteriore proroga non costituisce in realtà un gran regalo fatto ai contribuenti, che comunque potevano già utilizzare la nuova normativa del ravvedimento operoso, rivista ad inizio anno, per pagare in ritardo entro 60 giorni con sanzioni minime ed interessi molto bassi (0,5 %).
Quindi il vantaggio di pagare in ritardo senza le sanzioni del ravvedimento diventa significativo solo in presenza di grandi proprietà: ma viene comunque risparmiata al contribuente la fatica di calcolare sanzioni e interessi previsti dal ravvedimento, cosa che comporta spesso la necessità di farsi aiutare da un tecnico, anche per importi minimi.
Mai come in questo caso il sistema di fare leggi fiscali per successivi decreti di aggiustamento, ha mostrato i suoi limiti. L’Imu agricola, peraltro nata già retroattiva per il 2014, era stata inizialmente richiesta per il 16 dicembre 2014, poi spostata al 26 gennaio 2015 e successivamente al 10 febbraio: il tutto in base a decreti legge diversi, di efficacia provvisoria, il cui testo è radicalmente cambiato di mese in mese.
Come lamentarsi quindi se molti contribuenti non abbiano preso sul serio un’imposta simile? Per fare valutazioni certe sulla consistenza di questo tributo occorrerà aspettare i dati consuntivi di marzo, ma l’impressione diffusa è che il gettito sarà inferiore a quello previsto, vuoi per le contraddizioni oggettive dei diversi testi, vuoi per la inclusione nelle stime di terreni collinari e montani, non coltivati e spesso abbandonati, la cui proprietà non è aggiornata al Catasto terreni, ma magari risulta essere attribuita ancora a persone decedute o emigrate.
Si tratta quindi di un’imposta dall’andamento incerto, sicuramente non idonea a finanziare le spese già effettuate dai Comuni nello scorso anno 2014 e rimaste prive di copertura dopo il taglio dei trasferimenti dal Governo.
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