
Pubblica amministrazione: via alla mobilità per gli statali, ma debbono essere ancora definiti gli esuberi delle province

ROMA – Entro il 31 marzo, secondo il ddl Delrio, doveva essere stabilito per ogni articolazione della Pubblica amministrazione, dalle Province ai Comuni, dai tribunali ai ministeri, in quale categoria e funzione un dipendente che viene trasferito da un’amministrazione a un’altra doveva essere inquadrato. Sono state perciò compilate quelle che in gergo tecnico si chiamano «tabelle di equiparazione» e permetteranno di dare finalmente il via alla mobilità obbligatoria per i dipendenti statali. Che prevede, in caso di esuberi, la possibilità di spostare i dipendenti dello Stato senza il loro consenso entro cinquanta chilometri. Le tabelle saranno consegnate dal ministero della funzione pubblica ai sindacati. Poi dovrebbe partire un rapido confronto.
MADIA – Non è previsto il consenso delle organizzazioni, ma semplicemente che queste vengano sentite. Il documento stabilisce che, in caso di trasferimento, al dipendente statale sia garantita la parità di stipendio. Partendo dalla retribuzione per ogni ente e per ogni posizione, si è andati ad individuare a quali posizioni nelle altre amministrazioni quella retribuzione corrispondeva. In merito a questi problemi è stata emanata un’apposita circolare del ministerodella pubblica amministrazione (n. 28506 del 27 marzo 2015).
MOBILITÀ – La prima applicazione della mobilità obbligatoria riguarderà i 20 mila lavoratori delle province. Per questi ultimi, però, vi sono difficoltà a causa del ritardo con il quale le Regioni hanno legiferato. Avrebbero dovuto farlo entro il 31 marzo, stabilendo le funzioni delle Province da trasferire alle Regioni e quali invece lasciare. Solo in tre l`hanno fatto: la Toscana, l’Umbria e la Liguria. Il governo sarà quindi costretto a concedere una proroga, che potrebbe essere inserita nel decreto legge sugli enti locali da approvare dopo Pasqua nello stesso consiglio dei ministri chiamato a decidere sul Documento di economia e finanza.
DECRETO – In realtà, prima che la macchina del trasferimento dei dipendenti delle Province possa definitivamente partire, il ministero della Funzione pubblica dovrà emanare anche un altro decreto attuativo. Con la legge di stabilità è stato deciso un blocco delle assunzioni per due anni per dare il tempo alla pubblica amministrazione di digerire i dipendenti in esubero delle Province. La manovra prevedeva anche che il ministero della Funzione pubblica dovesse stabilire i criteri della mobilità. Dire, insomma, a chi tocca per prima, se a un Comune piuttosto che una Regione, assorbire gli esuberi. Il testo di questo provvedimento non è ancora pronto, ma dovrebbe essere questione di poco. Alla mobilità è dedicato una sezione apposita sul sito della Funzione pubblica.
ESUBERI – Comunque sia il numero di esuberi delle Province, alla fine, dovrebbe risultare inferiore ai 20 mila fino ad oggi stimati. Ottomila dipendenti che attualmente lavorano nei Centri per l’impiego, per esempio, dovrebbero confluire nella nascitura Agenzia nazionale per l’occupazione prevista dal Jobs act. Un altro migliaio di dipendenti dovrebbe invece essere collocato negli uffici giudiziari, mentre ancora da chiarire è il destino degli agenti di polizia provinciale, il cui destino dovrebbe essere stabilito nel quadro della riforma dei corpi di polizia previsti dalla delega sulla Pubblica amministrazione ancora in discussione al Senato.
