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(Foto Giacomo Morini)

Coppa Italia: la Fiorentina frana. La Juve vince (0-3) e va in finale. Pagelle

(foto Giacomo Morini)
Roberto Pereyra contrastato da Mario Gomez(foto Giacomo Morini)

FIRENZE – L’applauso della Fiesole ai viola che imboccano il tunnel degli spogliatoi a testa bassa è l’unica nota positiva della serataccia. Segnata dalla grande delusione. L’illusione di far tesoro dell’1-2 dell’andata, eliminare la Juve e accedere di nuovo alla finale di Coppa Italia si è infranta contro una realtà dura. La Fiorentina senza regista non funziona. Se mancano insieme Pizarro e Badelj la luce si spenge e nojn c’è nemmeno la possibilità di metter su una partita capace di contenere l’avversario. Un’attenuante? Il gol annullato a Salah, quasi all’inizio, per presunta spinta dell’egiziano. Se fosse stato cionvalidato, forse, la partita avrebbe preso un’altra piega. Ma tutto questo, francamente, pare è un po’ poco di fronte allo 0-3. E pensare che il forfait di Tevez, quasi in extremis, aveva dato una falsa certezza. Sembrava una Juve senza speranza, sotto di un pesante 1-2 ottenuto dai viola a Torino e priva del suo straordinario uomo-gol. Illusione. Perché a sparire, nei 90’ del Franchi, è stata la Fiorentina. Incapace di dettare il suo gioco ed esposta a rapide e poderose ripartenze bianconere: letali subito nel primo tempo con i gol di Matri e Pereyra. Gol capaci di annientare una Fiorentina ancora convinta di poter segnare per andare almeno ai supplementari. Invece l rasoiata di un difensore, Bonucci, in avvio di ripresa, ha abortito ogni speranza. Il problema maggiore? La mancanza di un regista. Senza Pizarro e senza Badelj, la Fiorentina non ha punti di riferimento, non ha ispirazione, non ha il movimento che apre le difese avversarie e propizia il gol. Così, proprio nella serata meno adatta, quella che tutta Firenze aspettava per raggiungere il massimo godimento (appunto battere la Juve ed eliminarla dalla Coppa Italia) i viola hanno fatto improvvisamente flop. Il perentorio due a zero rifilato alla Samp nel sabato santo aveva provocato false certezze. Soprattutto l’idea di una Fiorentina praticamente imbattibile. Nemmeno Salah, il profeta del pallone che viene dall’Egitto, capace di devastare la Juve a Torino, ha saputo raddrizzare la serataccia. Lo zero a tre è duro da ingoiare e ancor più da digerire. Ma attenzione: proprio questo è il momento, per la Fuiorentina, di cercare il riscatto. C’è ancora da rincorrere il terzo posto e da cercare la finale di Europa League. Difficile? No. Basterà che la Fiorentina ritrovi se stessa. E soprattutto il suo gioco: del tutto smarrito nella serataccia di Coppa Italia

TEVEZ – Da metà pomeriggio fa notizia la grande assenza: quella di Carlitos Tevez. Annunciata dalla Juventus attraverso una nota ufficiale. Guaio muscolare alla coscia destra. C’è chi ha commentato: Allegri vuol precostituirsi l’alibi in caso di eliminazione. In realtà pare che il prezioso attaccante sia tenuto in serbo per la Champions. Al suo posto gioca l’ ex viola Matri. Non è tutto. All’ultimo momento arriva un altro cambiamento: fuori Lichtsteiner e dentro Padoin, colui che venne martirizzato a Torino da Salah. La Fiorentina, invece, deve improvvisare il regista: Aquilani. Pizarro e Badelj sono fuori causa. Ma passano pochi minuti e balza agli occhi il leit motiv della serata: la caccia a Salah da parte di difensori e centrocampisti bianconeri. Bonucci (3’) dà un assaggio della sua grinta facendolo rotolare senza che l’arbitro si sogni d’intervenire. E un minuto dopo l’egizianino fa addirittura gol, approfittando di un pasticcio della difesa juventina: infila il piedino in mezzo alle maglie bianconere e mette il pallone alle spalle di Storari. No, stavolta l’arbitro interviene: e lascia intendere che Salah ha spinto un avversario nel tentativo di farsi largo. Boh… A metà campo, la Juve si affida a Marchisio: lo chiamano Lazzaro per come ha saputo “resuscitare” in pochi giorni dopo l’infortunio, che sembrava gravissimo, avuto a Coverciano con la Nazionale. Ed eccolo lì, a sgambettare, accanto a Vidal, nel tentativo di centrare la grande impresa, ossia rimontare l’1-2 dell’andata. Ma i viola non si fanno imbrigliare. Alonso (15’) scende bene sulla sinistra e lascia partire un tiro-cross che richiede una parata volante di Storari.

MATRI – La Juve pare molto determinata. Una parata di Neto su Morata, in fuorigioco, è il preludio al gol: Marchisio scende sulla destra, scambia con Pereyra che (20’) libera Matri davanti a Neto. L’attaccante, ripescato dopo il forfait di Tevez, si butta sul pallone e non sbaglia. Poi urla e salta: a suo modo si è come vendicato del brutto mezzo campionato giocato a Firenze. Allegri non crede ai suoi occhi. Montella è tirato. La Fiorentina subisce la frustata ma riparte. Due minuti dopo Mati Fernandez sbuca nell’area bianconera ma gli manca l’attimo per calciare e si ritrova con il pallone sulla linea di fondo. Azione sfumata. La Juve dimostra i crederci e riprende l’iniziativa. La Fiorentina, priva di un vero regista (Aquilani non ispira), arranca e pare in difficoltà ad impostare. Tanto che Montella prova a mettere là in mezzo Borja Valero. Dall’altra parte, Vidal e Marchisio-Lazzaro (il redivivo…) ricamano gioco e sbagliano poco. Mati (37’) ottiene una punizione sulla sinistra, poco oltre la linea centrale del campo. Batte direttamente: dal suo piede parte un traversone precisissimo per la testa di Gonzalo che ci arriva e la mette dentro. Fuorigioco? Sì, si poco ma la ripresa televisiva mostra il difensore viola davanti a Storari. Subito dopo è Morata che gira bene a rete: il pallon finisce di pochi centimetri accanto al palo sinistro di Neto. Ma lo spagnolo mette su un can can: voleva l’angolo, sostenendo che il portiere l’aveva toccata. No, nessun tocco. Il problema è che la Fiorentina non gioca come le altre volte. Si affida a puntate offensive individuali e si espone alle micidiali ripartenze dei bianconeri: che al 44’ trovano il raddoppio con Pereyra. Zero a due. Ora è messa male davvero.

BONUCCI – Perché un primo tempo così asfittico? La mancanza di un regista vero pesa. Ma non può giustificare una Fiorentina tanto incartata e inespressiva. Nemmeno Salah, a onor del vero, sembra il solito. Si ritrova spesso a stazionare sulla tre quarti senza pallone. E va molto peggio Mario Gomez, sempre anticipato quando prova a metterci lo zampone. Proviamo a consolarci con un pensiero confortante: anche nell’autunno 2013 la Juve andò al riposo sullo 0-2. Eppoi… Ma allora c’era un Ppito Rossi in grande spolvero. In avvio di ripresa, invece, Montella non cambia niente. La Fiorentina però mostra di credere nella rimonta. In fono basterebbe un gol per riaprire i giochi. Al 6’ Mati costruisce una grande azione sulla sinistra e mette Gomez in condizione di tirare: Marione la butta sull’esterno della rete. Borja Valero gira meglio e fa girare la squadra. Sala (9’) avrebbe una grande occasione dal limite ma la manda sopra la traversa di una ventina di centimetri. La Juve riparte e cerca di chiudere partita e qualificazione. Pereyra (13’) viene fermato all’ultimo istante da una paratona di Neto. Ma sul calcio d’angolo conseguente Bonucci è più svelto di tutti a raggiungere il pallone e a segnare il terzo gol. Fiorentina kappaò? Ora non basterebbero nemmeno due gol per agguantare la qualificazione. La regola dei gol in trasferta premia la Juve che ne ha fatti tre. Montella prova a mandare in campo Diamanti al posto di Joaquin. Mossa giusta ma tardiva. “Alino” spinge. Su un mucchio in area bianconera i viola reclamano un rigore: braccio di Chiellini. Per l’arbitro è involontario. Mah… Altro cambio: fuori Gomez e dentro Babacar. Ma la frittata è fatta. Dov’è finito il gioco della Fiorentina capace di annientare, solo sabato scorso, la fulminante Sampdoria? Sparito. Resta l’orgoglio. I viola ci provano. Diamanti dà la spinta. Ma al 42’ viene letteralmente falciato da Morata arretrato. Cartellino rosso. Giusto. Lo spagnolo non ci sta e protesta. Ma ormai sono dettagli. Il sogno di raggiungere la finale di Coppa Italia per il secondo anno consecutivo sfuma nel vento gelido di questo strano aprile. Ma ora serve un rapido riscatto. A cominciare da domenica prossima a Napoli.

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Sandro Bennucci

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