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Il relitto del Moby Prince dove nel 1991 morirono bruciate 140 persone

Livorno, Moby Prince. I familiari delle vittime a Matteo Renzi: «Basta silenzio, aiutaci a trovare la verità»

Il relitto del Moby Prince come appariva dopo la tragedia
Il relitto del Moby Prince come appariva dopo la tragedia

LIVORNO – «Ancora noi familiari attendiamo di sapere la verità nella speranza di una giustizia che plachi la nostra rabbia». Così, in una lettera spedita al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, Luchino Chessa, uno dei figli del comandante del traghetto Moby Prince, invoca una presa di posizione del premier, finora zitto sulla vicenda, e chiede che siano aperti gli archivi dello Stato per fare finalmente luce su quello che è ormai passato alla storia come uno dei maggiori misteri d’Italia.

140 MORTI, UN SOPRAVVISSUTO – Come è noto il prossimo 10 aprile ricorre il 24° anniversario della più grande tragedia di sempre della marineria civile italiana: attorno alle 22.25 di sera del 10 aprile 1991 a Livorno, nella rada del porto, il traghetto Moby Prince partito da poco più di venti minuti con destinazione Olbia, entrò in collisione per cause mai chiarite davvero con la petroliera Agip Abruzzo rimanendo avvolto per tutta la notte in un immenso rogo nel quale morirono 140 persone: il comandante Ugo Chessa, i membri dell’equipaggio e tutti i passeggeri. Si salvò soltanto il mozzo Alessio Bertrand.

I RITARDI NEI SOCCORSI – I soccorsi arrivarono talmente in ritardo che solo attorno alle 23.25, quindi un’ora dopo il lancio del «MayDay» da parte del marconista del Moby, due ormeggiatori potettero trarre in salvo il mozzo Alessio Bertrand, il quale segnalò che a bordo del traghetto c’erano tante persone in pericolo. Ma, inspiegabilmente, i soccorritori continuarono a tardare, anche perché erano concentrati nel portare aiuto alla petroliera Agip Abruzzo, da dove i segnali di allarme lanciati alla Capitaneria riferivano di «una bettolina che ci è venuta addosso» e non di un traghetto passeggeri, molto più grande. Come se ci fossero – è una delle ipotesi – più imbarcazioni, e non è chiaro quante e quali, impegnate in traffici forse anche illegali attorno alla petroliera mentre non lontano da lì transitava il Moby in uscita dal porto.

NESSUN COLPEVOLE – Nel processo di primo grado a Livorno, cominciato nel 1995 e conclusosi nel 1997, gli imputati – fra cui il comandante e alcuni membri dell’equipaggio della petroliera Agip Abruzzo, il comandante in seconda e altri che lavoravano alla Capitaneria di Porto di Livorno, accusati a vario titolo di omicidio colposo e omissione di soccorso – furono assolti con formula piena «perché il fatto non sussiste». La sentenza fu poi riformata parzialmente in appello: la terza sezione penale della Corte d’Appello di Firenze dichiarò nel 1999 il non doversi procedere per prescrizione del reato. La richiesta di un terzo processo, infine, avanzata dai legali dei figli del comandante Ugo Chessa, è stata respinta con l’archiviazione dalla magistratura livornese nel 2010.

COMMISSIONE D’INCHIESTA – In questi primi mesi del 2015 in Senato sta andando avanti una proposta di legge per istituire una nuova commissione di inchiesta parlamentare sulla vicenda del Moby Prince: «Noi familiari – ha scritto Luchino Chessa nella sua lettera a Matteo Renzi – non ci siamo mai sentiti così vicini al risultato di avere a disposizione un strumento politico che possa fare luce sugli innumerevoli dubbi della vicenda. Le chiedo gentilmente un suo pubblico appoggio alla nascente commissione di inchiesta. Non capisco il suo silenzio, non capisco perché non può spendere anche poche parole che danno un evidente sostegno a chi in Senato e alla Camera si sta impegnando in un importante passo politico, e che danno anche conforto e forza di andare avanti a noi familiari. E ancora perché continua con il silenzio, dopo le nostre innumerevoli richieste di rendere pubblici tutti i documenti dello Stato che in qualunque modo possono essere utili alla verità?».

CORTEO E FIORI – Negli stessi giorni, attorno alla Pasqua, il presidente dell’ «Associazione 140» dei familiari delle vittime del Moby Prince, Loris Rispoli, ha scritto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per chiedere la solidarietà del Capo dello Stato. Venerdì prossimo 10 aprile a Livorno sfilerà, come ogni anno, un corteo, al quale hanno dato adesione alcuni parlamentari, sarà celebrata una funzione religiosa e saranno gettate corone di fiori in mare. Clicca qui per il programma delle manifestazioni a ricordo della tragedia.


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Domenico Coviello

Giornalista

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