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Economia: Bankitalia e Ufficio finanziario del parlamento contestano il tesoretto di Renzi

Renzi e Padoan
Renzi e Padoan

ROMA – Le promesse di interventi rilevanti per combattere la povertà, utilizzando il famoso “tesoretto” , formulate più volte da Renzi e Padoan sembrano destiate a fare la fine delle altre precedenti, cioè un pallone sgonfiato. Bankitalia e Ufficio parlamentare di bilancio frenano pesantemente infatti sul destino dell’avanzo da 1,6 miliardi nel 2015 previsto dal Def. Se la banca centrale chiede di «utilizzarlo per accelerare il riequilibrio della finanza pubblica», l’organo indipendente che svolge analisi sulle proiezioni macroeconomiche dell’esecutivo mette in discussione l’esistenza stessa delle risorse e afferma: «È prematuro considerarli tali».

UPB – Cominciamo dall’Ufficio parlamentare di bilancio, il cui presidente, Giuseppe Pisauro, durante l’audizione al Senato ha spiegato che «sembra prematuro considerare acquisite queste risorse» e l’uso prima che «il miglioramento si materializzi sembra contrario a considerazioni di prudenza». In primo luogo Pisauro ha espresso perplessità sul dato deficit/Pil che sarebbe dello 0,2% invece che dello 0,25%. «Ma il punto non è tanto questo – ha aggiunto Pisauro – è sul rischio che una deviazione anche molto modesta del quadro macro o dei tassi di interesse dalle previsioni annullerebbe quel miglioramento e provocherebbe un allontanamento significativo dal percorso di avvicinamento all’obiettivo di medio termine». E quindi ha concluso: «A nostro giudizio sembra prematuro in questa fase dell’anno, quando ancora non si conosce il saldo dell’autotassazione, pensare di utilizzare risorse, sebbene di entità limitata, reputandole già acquisite. Una decisione presa ad aprile di spendere nell’anno corrente l’effetto del miglioramento del quadro macro rispetto alla previsione dell’autunno precedente, senza attendere prima che tale miglioramento si materializzi, sembra contraria a considerazioni di prudenza». Una pietra tombale sull’annuncio ad effetto che Renzi aveva sparato nel presentare il Def 2015, rinviato proprio per introdurre questa novità da spendere in vista delle elezioni regionali.

BANKITALIA – Ma anche la Banca d’Italia frena gli entusiasmi renziani. Il vicedirettore Luigi Federico Signorini, ascoltato sul Def dalle commissioni Bilancio di Senato e Camera, afferma: «Appare opportuno che un andamento tendenziale del saldo migliore delle attese, peraltro dovuto interamente alla minore spesa per interessi, sia utilizzato per accelerare il riequilibrio della finanza pubblica». Nel suo intervento, Signorini ha inoltre ricordato che nel 2015 «il Governo programma misure espansive per 0,1 punti percentuali del prodotto» e quindi «l’indebitamento netto si collocherebbe al 2,6 per cento del Pil». L’esponente della Banca d’Italia ha rilevato che «questa deviazione, insieme con quella di entità più rilevante programmata per il 2016, dovrà essere valutata dalla Commissione europea e dal Consiglio della Ue»

Nuvole nere quindi per il Governo. Viste queste premesse la furbata del tesoretto forse non produrrà gli effetti elettorali (41% alle europee) dei famosi 80 euro in busta paga.

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