Province: la riforma è in alto mare. I sindacati chiedono un tavolo al governo
ROMA – Cgil, Cisl e Uil ritengono critica la sitazione di Province e Città Metropolitana. I tre segretari confederali Rossana Dettori (FP Cgil), Giovanni Faverin (Cisl FP) e Giovanni Torluccio (Uil FPL) hanno scritto in data odierna (21 aprile) a Governo, Anci e Upi sostenendo che difficilmente gli enti potranno sopportare i tagli prospettati a partire da gennaio 2015. Chiedono quindi l’attivazione di un tavolo di confronto per discutere i problemi complessi derivanti dal riordino disposto con la legge 56/2014, cd. legge Delrio
Questo il testo della lettera:
“Le scriventi Organizzazioni Sindacali, in relazione al riordino istituzionale delle autonomie locali in corso, nonché a seguito degli effetti che su di esso sta producendo la legge di stabilità 2015, ritengono fortemente critica l’attuale situazione delle Province e Città Metropolitane, che difficilmente potranno sopportare i tagli prospettati a partire da gennaio 2015.
Infatti, il sovrapporsi al processo di riordino dei tagli lineari dei costi successivamente introdotti dalla legge di stabilità 2015, nonché i ritardi accumulati dal Governo e dalle regioni sull’originario cronoprogramma, rischiano di compromettere i servizi ora sovrintesi dalle Province e città metropolitane, come pure il mantenimento dei livelli occupazionali e salariali attualmente in essere.
Dopo oltre un anno dall’approvazione della Legge Delrio, ancora nessun concreto trasferimento di funzioni è stato materialmente realizzato ed ogni giorno di ritardo comporta dei negativi effetti: per gli Enti di area vasta che, inesorabili, si avviano al dissesto finanziario; per i cittadini, progressivamente privati di servizi essenziali e, in ultimo, per i lavoratori del sistema che rischiano il loro posto di lavoro oppure, nella migliore delle ipotesi, il mancato riconoscimento delle loro competenze nell’ambito dei processi di riordino.
Con la manifestazione unitaria di sabato 11 aprile, che ha visto migliaia di lavoratori scendere in piazza per rappresentare le loro fondate preoccupazioni, le organizzazioni sindacali hanno dato ancora una volta al Governo il segnale che occorre accelerare sull’attuazione del riordino e che esso non può prescindere dal previsto confronto con le organizzazioni sindacali, da realizzarsi possibilmente a latere dei lavori degli Osservatori nazionale e regionali, dei quali non sempre le scriventi sono poste aconoscenza se non in via occasionale.
Per tali ragioni chiediamo che sia convocato urgentemente un tavolo di confronto tra tutti i soggetti coinvolti dal processo. Nel frattempo la nostra mobilitazione continua con le forme di protesta opportune per rimettere al centro della riforma le garanzie per i cittadini e per i lavoratori.”
Continua quindi la mobilitazione e la protesta dei lavoratori e dei sindacati, completamente insoddisfatti di questa prima riforma renziana che non solo promette un risparmio quasi irrisorio per le finanze pubbliche, ma per di più stenta a decollare.
Pierluigi
Nel nostro Paese, fin dagli antichi tempi, mettere d’accordo più persone è stato molto difficile, se non impossibile, come tra Guelfi e Ghibellini, solo per citare la nostra Toscana
Figuriamoci se con la nuova istituzione della Città Metropolitana, ove ciascun sindaco vuol dire la sua, a volte in diametralmente in contrapposizione con gli altri (vedi nuova pista aeroporto), si raggiungerà qualcosa di buono. Perlomeno con le Provincie vi erano dei dirigenti che davano disposizioni univoche che nel bene e nel male, oltre alla mancanza di soldi nel recente passato, venivano eseguite.
Ma queste riforme solo solo renziane o anche un pochino del Kaiser?